Sicuro come l'aurora | Leggere la parola di Dio con S. Francesco e S. Chiara nella vita di tutti i giorni
Lc 18,9-14

Sicuro come l’aurora

Sicuro come l’aurora

Sabato III Settimana Tempo di Quaresima
Os 6,1-6   Sal 50   Lc 18,9-14

Con questa parabola Gesù vuole dirci una verità: la tendenza che abbiamo a compiacerci di noi stessi. La lode e la gratitudine verso Dio spesso cede il posto al compiacimento di ciò che siamo, facciamo, diciamo, pensiamo. Questa supponenza a volte si accompagna alla svalutazione degli altri, come fa il fariseo verso il pubblicano. Gesù ci mette in guardia dal pericolo di crederci migliori. Ecco perché l’invocazione del pubblicano diventa il modello di una preghiera autentica e gradita a Dio. Possiamo davvero fare della nostra fragilità l’occasione per avvicinarci al Signore: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Questa invocazione è la “preghiera del cuore”. Ripetuta spesso nelle nostre giornate, è la preghiera sempre ascoltata dal Padre. Ci fa conoscere sempre più il nostro cuore mutevole e soprattutto il Suo, grande e misericordioso: possiamo esserne sicuri. Dice infatti il profeta Osea: “se ci affrettiamo a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l’aurora”.

Pietà di noi Signore, secondo la tua misericordia (cf. Sal 50,1).

Dalla Vita seconda di Tommaso da Celano [FF 686]
Quando ritornava dalle sue preghiere personali, durante le quali si trasformava quasi in un altro uomo, cercava di conformarsi quanto più poteva agli altri, per il timore che, se appariva con il volto raggiante, il venticello dell’ammirazione non gli togliesse il merito guadagnato. Anzi spesso ripeteva ai suoi intimi: «Quando il servo di Dio nella preghiera è visitato dal Signore con qualche nuova consolazione deve, prima di terminare, alzare gli occhi al cielo e dire al Signore a mani giunte: ‘‘Tu, o Signore, hai mandato dal cielo questa dolce consolazione a me indegno peccatore; io te la restituisco, affinché tu me la metta in serbo, perché io sono un ladro del tuo tesoro’’». E ancora: «Signore, toglimi il tuo bene in questo mondo, e conservamelo per il futuro». E continuava: «Così deve comportarsi in modo che, quando esce dalla preghiera, si mostri agli altri così poverello e peccatore, come se non avesse conseguito nessuna nuova grazia». E spiegava: «Per una mercede di poco valore capita di perdere un bene inestimabile e di provocare facilmente il nostro benefattore a non ridarlo più».

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ARTICOLO DI: Comunità francescana delle sorelle

“Siamo sorelle francescane... Sorelle perché condividiamo la gioia della consacrazione totale della nostra vita a Dio, vivendo insieme in comunità. Nell'apostolato e nella laicità della vita ordinaria, desideriamo essere sorelle di tutti testimoniando e aiutando a conoscere la consolazione di Dio per ciascuno. Francescane perché ci piace e cerchiamo di imitare il modo semplice e radicale di seguire il Signore Gesù che San Francesco e Santa Chiara ci hanno indicato. "Pane e Parola" è una preghiera che abbiamo scelto di vivere accanto alle lodi mattutine. Il Vangelo del giorno, pregato e meditato comunitariamente davanti a Gesù Eucaristia, è per noi il mandato quotidiano che ci incoraggia e sostiene nel vivere la nostra vocazione. Nello spirito di comunione e collaborazione con i frati, accogliamo volentieri l'invito a condividere il testo che prepariamo ogni giorno per questa preghiera. www.comunitasorelle.org”

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