Il Santorale Francescano

La Parola di Dio è faccenda “da compagnia”. In compagnia della Chiesa, che ce l’ha trasmessa. In compagnia di tanti cristiani che, anche a proprio rischio, la leggono, la meditano e cercano di viverla. In compagnia di tanti santi: come sant’Antonio di Padova, che ad essa ha dedicato tutto se stesso, e la sua lingua, o come san Francesco, che se l’è trovata impressa nella carne! Come santa Chiara, che ne ha fatto la regola della vita sua e delle sue sorelle a S. Damiano. Come tanti santi francescani, frati, suore, laici: conoscerli ce li rende compagni di strada, giorno per giorno, possibilità concreta per noi di una vita vissuta per Dio e i fratelli. In una santità che trascina con sé tutto il “peso” della nostra carne, della nostra storia, dei nostri sogni e delle nostre fatiche. Come le belle illustrazioni di Luca Salvagno ci mostrano…

Serafina Sforza, clarissa (1434-1478), beata

Nasce a Urbino nel 1434, ultima figlia di Guidantonio e Caterina Colonna, nipote di papa Martino V. Persi i genitori in tenera età, rimane sotto la tutela dei fratelli e poi, trasferitasi a Roma, dello zio materno, il cardinale Prospero Colonna. Il solerte porporato si premura di farla sposare (1448) con il quarantenne Alessandro Sforza, signore di Pesaro, che si dimostra più interessato a guidare le truppe nelle ricorrenti battaglie in difesa dei territori del casato che alla moglie e alla famiglia. Sveva, nelle prolungate assenze del marito, lo sostituisce con intelligenza anche nel governo della città. Ne ha in cambio l’accusa di infedeltà, seguita da percosse e minacce di morte. Nella bufera, Sveva trova forza nella preghiera e nella meditazione. Nonostante la famiglia si schieri dalla sua parte, il marito la costringe a rinchiudersi nel monastero delle Clarisse di Pesaro. Lei accetta l’incidente come un segno della volontà del Signore, al quale consacra, nell’agosto del 1457, la propria vita prendendo il nome di suor Serafina. Vive da monaca fedele nell’osservanza della Regola e, eletta abbadessa, svolge il suo incarico con carità e intelligenza. Ha, alla fine, la consolazione di vedere il marito Alessandro andare al monastero per riconciliarsi con lei e riconoscere i propri torti. Muore a Pesaro l’8 settembre 1478.
SettembreAgostoOttobre

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Messaggero di Sant'Antonio