Martedì XXXI Settimana del Tempo ordinario
Rm 12 5-16   Sal 130   Lc 14,15-24 
San Carlo Borromeo, vescovo
«Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,41-42)
È un crescendo questa lista di scuse da parte degli invitati: l’espressione “uno dopo l’altro”, alla lettera corrisponde a “unanimemente, ad una sola voce”. Evidentemente è un po’ la risposta di tutti… Perché siamo tutti presi dalla vita che scorre, distratti da mille cose: necessità, interessi, urgenze che non possono essere rinviati. Il padrone di casa, deluso dai tanti rifiuti, cambia e sceglie di rivolgere il suo invito a chi certamente non rifiuta. Riparte dagli ultimi, da chi è ai margini: lo fa due volte, cioè con grande convinzione. La parabola ci aiuta oggi ad interrogarci su come ci giochiamo la possibilità della salvezza. E la salvezza non è cosa difficile, da conquistarsi con fatica, da guadagnare o meritare. È cosa semplice: lasciarsi coinvolgere da un invito a cena. Il povero, il solo, l’affamato, non si lascia sfuggire l’occasione, volentieri si siede a tavola. E da quella prospettiva, dal proprio posto, povero tra i poveri, vede la realtà con occhi nuovi.
Dalla Regola bollata [FF 90] 
I frati non si approprino di nulla, né casa, né luogo, né alcun’altra cosa. E come pellegrini e forestieri in questo mondo, servendo al Signore in povertà e umiltà, vadano per l’elemosina con fiducia, e non si devono vergognare, perché il Signore per noi si è fatto povero in questo mondo. Questa è la sublimità di quell’altissima povertà, che ha costituito voi, fratelli miei carissimi, eredi e re del regno dei cieli, vi ha fatti poveri di cose e vi ha innalzati con le virtù. Questa sia la vostra parte di eredità, che conduce nella terra dei viventi. E aderendo totalmente a questa povertà, fratelli amatissimi, non vogliate possedere niente altro in perpetuo sotto il cielo, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo.
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