Elogio del passeggio. A proposito di terrorismi…

Elogio del passeggio. A proposito di terrorismi…

Qualche stupido e del tutto personale pensiero a ruota libera a margine dei vari attentati terroristici che hanno funestato purtroppo questi ultimi mesi. Causando morti, troppi, innocenti da una parte; e morti, colpevoli, dall’altra. Ma pur sempre morti, spesso giovani da entrambe le parti: coetanei che per credere davvero a ciò che sono e a ciò che fanno, e per difenderlo, uccidono altri coetanei altrettanto convinti di quello che stanno personalmente vivendo e che vogliono altrettanto difendere. Non voglio mettere tutto sullo stesso piano, ma qualche riflessione va pur fatta…
Lascio ad altri, più esperti e intelligenti di me, approfondimenti più puntuali e inerenti, e a politici e strateghi le soluzioni legate alla sicurezza per ognuno di noi. Ho però notato una cosa: gli attentati di Nizza del 14 luglio 2016, lungo la nota Promenade des Anglais, sul lungomare, strapiena di famiglie lì per assistere ai fuochi d’artificio, a Parigi del 13 novembre 2015, nelle strade del centro e nel teatro Bataclan, proprio all’ora in cui i giovani si riversano nei locali, quello al mercatino di Natale a Berlino del 20 dicembre 2016, e ultimo, speriamo proprio ultimo!, quello a Barcellona dello scorso 17 agosto, sulla Rambla piena di gente; beh, avranno un loro senso dal punto di vista diabolico di chi vuole davvero far del male e farne più possibile, ma mi pare anche, almeno inconsapevolmente, un modo di colpire un simbolo. Simile, per certi versi, alle bombe (diciamocelo pure, qualche volta nostre o comunque occidentali, o almeno sganciate nella nostra totale indifferenza), che cadono poco “intelligentemente” su scuole, mercati e piazze, qua e là in giro per il mondo.
Tutti questi attentati, infatti, hanno colpito luoghi dove la gente era in strada, si incontrava o almeno si strusciava (come dicono ancora in molti paesi del sud Italia), dialogava, si ascoltava e magari pure non si capiva per via delle varie lingue, vedeva e si accorgeva di altra gente pure di colore e di abiti diversi dai propri, magari gli scappava anche qualche battuta con dei perfetti sconosciuti. Insomma, dove ognuno di noi si poteva riconoscere parte di un’unica grande famiglia: quella umana, quella dei figli e delle figlie di Dio. E forse è proprio quello che tutti questi pazzi terroristi, di qualsiasi parte siano (ce n’è qualcuno di insospettabile anche in giacca e cravatta, dietro qualche scrivania importante, che non usa armi ma potere, soldi, parole “cattive”…), proprio non sopportano e non vogliono!
L’antidoto? Torniamo in strada! Usciamo, incontriamoci, riconosciamoci, apprezziamoci, sorridiamoci, camminiamo assieme anche con chi non è dei nostri! Permettiamo ancora ai nostri bambini di giocare per le strade. Togliamoci i burqa, d’accordo, ma anche il telefonino perennemente incollato all’orecchio, il tablet che ci fa ormai da schermo tra noi e la realtà. Se penso che io esisto solo perché, il 13 giugno di tanti anni fa, durante la sagra della mia parrocchia, appunto dedicata a sant’Antonio di Padova e a quei tempi l’unica occasione di fatto perché i giovani si potessero incontrare tra loro alla luce del sole, a termine giornata un giovanotto propose a una bella ragazza: «Posso accompagnarti a casa?»! I due diventeranno da lì a poco mio papà e mia mamma…
E se penso a quante volte san Francesco usa la frase «per via, per strada»: «poiché il santissimo bambino diletto è dato a noi / e nacque per noi lungo la via / e fu posto nella mangiatoia / perché egli non aveva posto nell’albergo» (UffPass 15,7: FF 303)! Notiamo che il fatto che Gesù sia nato «in via» non sta in nessun Vangelo: Francesco potrebbe averlo ascoltato in qualche lettura patristica, certamente, ma l’inciso, per il resto incastonato tra alcune citazioni evangeliche esatte, è significativo per la sua spiritualità del cammino. E se Gesù, che è «la via» (Gv 14,6, citato esplicitamente in Rnb 22,40: FF 61), è nato per via, è lì che dobbiamo cercarlo, e cercarci tra di noi: «E devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada» (Rnb 9,2: FF 30).
È poco, ma possiamo farlo già stasera, senza tanta fatica…

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ARTICOLO DI: Fabio Scarsato

“Fra Fabio Scarsato – Originario di Brescia, frate minore conventuale, è appassionato di san Francesco e francescanesimo, che declina come stile di vita personale e come testimonianza agli altri. È passato attraverso esperienze caritativo-sociali con minori e giovani in difficoltà, esperienze parrocchiali e santuariali nella trentina Val di Non (Sanzeno e S. Romedio), di insegnamento della spiritualità francescana, condivisione di esercizi spirituali e ritiri, grest e campiscuola anche intereligiosi, esperienze di eremo e silenzio. Attualmente vive al Villaggio S. Antonio di Noventa Padovana, ed è direttore editoriale del Messaggero di S. Antonio, del Messaggero dei ragazzi e delle Edizioni Messaggero Padova.”

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