Il presepe di Chiara
«Manda sulla terra la sua parola, il suo messaggio corre veloce»: il salmo 147 quasi ci dipinge visivamente l’irrefrenabile potenza di vita di una Parola che corre, ansiosa di raggiungere, di diffondersi, di riempire il tempo e lo spazio. Parola veloce come chi ama e non sopporta indugi e distanze. È rapido l’annuncio dell’angelo a Maria, è un istante il silenzio che precede il fiat, come un respiro profondo prima di porsi all’unisono con la Voce che l’ha raggiunta e compenetrata. E in fretta Maria, con il grembo pieno della Parola, raggiunge Elisabetta…lento è solo il silenzio del custodire e meditare, nei pensieri e nelle attese del cuore, lo stupore di una carne che annuncia Dio. La Parola si fa pellegrina, cercandoci e trovandoci, viene a raccontare perché possiamo vedere chi è Dio con l’uomo, chi è Dio per noi. Avvenne che Chiara, nella notte di Natale, inferma e costretta a letto mentre le sorelle si erano recate in chiesa per le celebrazioni, come ci è narrato dalle testimonianze del Processo di canonizzazione e dalla Leggenda del Celano, se ne dolesse: «Signore Dio, ecco che sono lasciata sola per te in questo luogo». Rapida è la Parola della Notte Santa, viene a interrompere i monologhi di ogni solitudine e un Bambino ci insegna a parlare con Lui. Narra il Celano che «Subito il mirabile concerto, che si svolgeva nella chiesa di San Francesco, risuonò alle sue orecchie. Udiva il giubilo dei frati che salmeggiavano, distingueva le armonie dei cantori, percepiva anche il suono degli organi. Nondimeno era tale la distanza che umanamente in nessun modo li avrebbe potuti udire, a meno che quei concerti non fossero stati divinamente estesi fino a lei, o che le fosse stato potenziato l’udito in modo soprannaturale. Anzi, cosa che supera in assoluto il miracolo, lei fu degna di vedere il presepe del Signore» (cf. FF 3212). Il desiderio intenso di Chiara – scaturito come invocazione da un tempo di solitudine e di fragilità – diventa lo straordinario spazio in cui si radunano le voci e le immagini di Betlemme, in cui è la Parola a prendere in sé tutte le parole di implorazione e i gemiti che affaticano il cuore. Qual è il desiderio che prepara per noi – e per tanti nostri fratelli ammutoliti dalla sofferenza o dall’abbandono – il Suo Natale?
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