Venerdì X Settimana del Tempo ordinario
Is 61, 1-3 Sal 18 Lc 10,1-9 Sant’Antonio di Padova, sacerdote e dottore della Chiesa
“Il Signore mi ha consacrato con l’unzione, mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri” (Is 61,1)
Festeggiamo oggi Sant’Antonio, discepolo di Francesco e grande predicatore. Sapeva davvero portare il lieto annuncio del vangelo, consolare e allietare il cuore (cfr. Is 61,2), contagiando tutti all’amore di Dio. Il papa Gregorio IX lo aveva definito «arca del Testamento», per la profonda conoscenza che aveva della Parola di Dio. Ma Antonio ha un segreto, racchiuso in una delle sue preghiere: “Ti scongiuro, o Signore, scenda sul tuo servo la tua Parola!”. Antonio ha sete della Parola, la desidera e la attende con ardore. Sa di esserne un umile strumento e la lascia agire con la sua potenza. Il segreto di Antonio, come per Francesco, è essere minores. Il vero predicatore, dice ancora, è “povero e silenzioso”. Proprio come Cristo, che “non ebbe dove posare il capo se non sulla Croce”(Lc 9,58). Silenzioso, “come agnello condotto al macello, che non aprì bocca” (Is 53,7).
«Quando l’arpista, (lo Spirito Santo), che è il perfetto arpista di Israele, canta nel cuore del predicatore, allora scende sul predicatore stesso la mano del Signore, che infonde il dono della potenza, operando con lui in tutte le imprese alle quali metterà mano. Se questo divino arpista non canta per primo, la lingua del predicatore è muta». (Dai Sermoni domenicali di Sant’Antonio)
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