Lunedì della III settimana di Pasqua
At 6,8-15 Sal 118 Gv 6,22-29
“Perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati” (Gv 6,27)
Il Vangelo di oggi racconta uno dei miracoli più conosciuti e forse il più frainteso dai discepoli, da noi, a causa di alcuni rischi nella vita spirituale.
Possiamo cercare il Signore per stare bene, perché ci dà dei beni, ma non con l’atteggiamento di voler capire le cose della vita a partire dalla sua Sapienza. Non è cosa facile questa comprensione spirituale soprattutto perché richiede non tanto di capire cosa succede “fuori” di noi di buono o meno buono, ma perché viene a disturbare il mio piccolo mondo interiore e richiede la pazienza di cercare.
Un altro rischio riguarda il nostro credere: avere fede implica un orientamento di tutta la nostra persona e non solo delle nostre azioni. A volte noi “facciamo” ma senza “credere”, e questo diventa un vero problema perché le opere di un credente che non sono espressione della fede non sono l’opera di Dio.
Dalla Vita seconda di Tommaso da Celano [FF 682]
Un giorno ritornava da Roma sotto una pioggia incessante: discese dal cavallo per dire l’Ufficio e fermatosi ritto in piedi per lungo tempo, si bagnò tutto. Ripeteva: «Se il corpo mangia tranquillo il suo cibo, destinato ad essere con lui pasto di vermi, con quanta pace e tranquillità l’anima deve prendere il suo cibo, che è il suo Dio!».
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