Lezione di libertà e umiltà
Lunedì XIX Settimana del Tempo Ordinario
Ez 1,2-5.24-28 Sal 148 Mt 17,22-27
San Domenico, sacerdote – memoria
“Per evitare di scandalizzarli”, dice Gesù a Pietro. Dal contesto sembra che siano i discepoli stessi i destinatari di questa premura. Gesù confida infatti a Pietro una parabola, nella quale mostra che, in quanto Figli e familiari di Dio, né Lui ne i suoi discepoli sarebbero tenuti a pagare la tassa del tempio. Ma più importante del rispetto di questa libertà, vera e legittima, è per Gesù il non dare scandalo agli altri discepoli, non ancora in grado di cogliere questa libertà. Essendo figli di Dio, familiari di Gesù, noi siamo liberi, ma dobbiamo fare attenzione che la nostra libertà non diventi occasione di inciampo per chi è più debole nel cammino di fede. Gesù ci insegna ancora una volta di ogni valore è più grande la carità, e che la libertà più grande è di colui che non tiene per sé neanche la sua libertà, ma la sa sottomettere al bene di chi è più piccolo e bisognoso.
Donaci Signore, di crescere sempre di più in umiltà e piccolezza
Dalle Ammonizioni [FF 150]
Dice il Signore nel Vangelo: «Chi non avrà rinunciato a tutto ciò che possiede non può essere mio discepolo», e «Chi vorrà salvare la sua anima, la perderà». Abbandona tutto quello che possiede e perde il suo corpo colui che offre tutto se stesso all’obbedienza nelle mani del suo prelato. E qualunque cosa fa o dice che egli sa non essere contro la volontà di lui, purché sia bene quello che fa, è vera obbedienza. E se qualche volta il suddito vede cose migliori e più utili alla sua anima di quelle che gli ordina il prelato, di sua spontanea volontà sacrifichi a Dio le sue e cerchi invece di adempiere con l’opera quelle del prelato. Infatti questa è obbedienza caritativa, perché soddisfa a Dio e al prossimo.
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