DOMENICA – XXIII DOMENICA T.O – B
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!». – Marco 7,31-37
Riflessione biblica – Gesù guarì il sordomuto. Ancora oggi, durante il Battesimo, eseguiamo un rituale in cui chiediamo a Dio di aprire le orecchie della persona battezzata perché possa ascoltare la Buona Novella e di sciogliere la sua lingua perché possa proclamarla. Siamo chiamati ad ascoltare ciò che c’è di buono negli altri (e a non intrattenerci in pettegolezzi e altre forme di denigrazione) e a dire ciò che c’è di buono in loro (senza chiacchierare a loro spese). In altre parole, siamo chiamati ad ascoltare e a dire ciò che è buono, vero e utile.
Riflessione francescana – Sebbene coloro che seguono san Francesco non siano come i trappisti, che cercano di stare in silenzio per la maggior parte della giornata, devono in ogni caso usare il dono della parola con attenzione. Nelle sue Ammonizioni, san Francesco esorta a non essere troppo precipitosi nel parlare, ma piuttosto a considerare bene ciò che si sta per dire. Inoltre incoraggia i frati a non usare la parola per innalzarsi davanti agli altri, come se i doni che Dio ci concede fossero un nostro possesso e motivo di vanto (cfr. FF 171).
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