Giovedì I Settimana di Quaresima
Est 4,17k-u Sal 137 Mt 7,7-12
Il Signore farà tutto per me. Signore, il tuo amore è per sempre: non abbandonare l’opera delle tue mani. (Sal 138)
“Chiedete, cercate, bussate”. L’imperativo presente, nel greco, vuole indicare un’azione portata avanti nel tempo. Siamo dunque invitati alla pazienza e alla perseveranza. Ma la parabola con la quale Gesù rafforza il suo discorso ci ricorda come spesso, nonostante la buona volontà, la preghiera sembri un grido senza risposta, come raccogliere pietre e serpi. Alla fine del vangelo di oggi troviamo un versetto importante che non è lì per caso. Per sentirci esauditi, ascoltati, accolti, è necessario smettere di porre al centro quel bene che vorremmo gli altri facessero a noi, ed occuparci di farlo a loro. Si tratta di passare dalla preoccupazione di ricevere – o forse di pretendere? – alla libertà che ci consente di donare la vita con gioia, facendo agli altri ciò che intuiamo come bene. Ci è dato, troviamo, ci è aperto… quando assumiamo su di noi, responsabilmente, gioiosamente, il bene degli altri. Come la regina Ester che intercede per il bene del suo popolo. Come Gesù che dona sé stesso per noi.
Dalla Leggenda dei tre compagni [FF 1399]
La sposa di Francesco fu la vita religiosa, resa più nobile e ricca e bella dalla povertà. E da quell’ora smise di adorare sé stesso, e persero via via di fascino le cose che prima amava.
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