Martedì III Settimana di Quaresima
Is 7,10-14;8,10c Eb 10,4-10 Lc 1,26-38 Annunciazione del Signore
“Ha guardato l’umiltà della sua serva, d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata” (Lc 1,48)
Per Maria il saluto dell’angelo è un evento inaspettato, ma non misterioso. Sa bene che così Dio fa ingresso nella storia dei “prescelti” del suo popolo, dichiara loro in questo modo il suo favore, la sua fiducia. I grandi uomini della storia della salvezza, Mosè, Geremia, Gedeone, con parole simili, ricevono da Dio la loro missione per il bene del popolo. Maria ascolta e riconosce una promessa che è dentro la sua storia, una parola legata alle sue radici. È certo turbata – perché proprio a me? – Ma la fede che la sostiene le permette di collocare quell’evento, seppure grande, dentro una realtà che conosce. Quando il Signore ci chiede qualcosa, non lo fa con segni misteriosi. Ma entra nella nostra vicenda reale, con un linguaggio che conosciamo, dentro eventi familiari. La risposta di Maria non è una resa passiva, un salto nel buio. Ma un’adesione consapevole, gioiosa. Anche il nostro “sì” può essere pieno di speranza, incarnato nella nostra storia. La fede, infatti, è entrare pienamente nella vita reale, con i piedi per terra e lo sguardo rivolto al cielo.
Dalla Lettera ai fedeli [FF 181] L’altissimo Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele, annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità.
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