DOMENICA – XX DOMENICA T.O. – B
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». – Giovanni 6,51-58
Riflessione biblica – Siamo ormai abituati a partecipare alla celebrazione eucaristica e spesso diamo per scontate molte cose. Potremmo invece chiederci cosa significhino queste espressioni di Gesù: «Colui che mangia me vivrà per me» e «Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Chi mangia Gesù può sperimentare già ora la vita eterna, cioè la vita in pienezza, e questa pienezza sarà senza fine nell’altra vita. Dunque le due espressioni mangiare Gesù e mangiare il pane di vita corrispondono. E possiamo fare esperienza di questo pane di vita non solo nell’eucaristia, ma anche nella Parola di Dio, anche negli altri sacramenti. Abbiamo bisogno di un cibo che dia senso alla nostra vita: se non andiamo da Gesù cercheremo questo cibo altrove, ma nulla potrà sfamare la nostra fame di senso e di amore come il cibo che ci dona Gesù Cristo.
Riflessione francescana – Il biografo di san Francesco racconta anche come il Vangelo sia diventato “cibo” nutriente per la vita dei frati: «Una volta il padre santissimo ebbe dal cielo una visione che si riferisce alla Regola. Al tempo in cui i frati tenevano adunanze per discutere la conferma della Regola, il santo, che era molto preoccupato della cosa, fece questo sogno. Gli sembrava di aver raccolto da terra sottilissime briciole di pane e di doverle distribuire a molti frati affamati, che gli stavano attorno. E siccome esitava temendo che briciole così fini, come piccoli granelli di polvere, gli sfuggissero dalle mani, si udì una voce che gli gridava dall’alto: “Francesco, con tutte le briciole forma una sola ostia e dalla da mangiare a chi vuole”. Egli obbedì e quelli che non la ricevevano con devozione, o disprezzavano il dono ricevuto, subito apparivano chiaramente colpiti dalla lebbra. Al mattino il santo raccontò tutto ai compagni, dolente di non capire il significato misterioso della visione. Ma poco dopo, mentre vegliava in preghiera, gli giunse dal cielo questa voce: “Francesco, le briciole della notte scorsa sono le parole del Vangelo, l’ostia è la Regola, la lebbra l’iniquità”» (FF 799).
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