Provare per credere

Giovedì XXVII Settimana del Tempo Ordinario
Gal 3,1-5  Lc 1  Lc 11,5-13

Gesù è chiaro: non stancatevi di chiedere. Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto: fa pensare alla casa e in particolare a quando si cerca la casa di qualcuno.
Il cammino della preghiera di richiesta è un po’ questo. Si chiede, si cerca e si bussa. E chi è dentro, cioè il Signore, apre per esaudire le domande, ma non a modo nostro. Sant’Agostino dice che Dio esaudisce sempre le nostre domande, tranne quando chiediamo “petimus male, petimus mali, petimus malo”. Cioè quando chiediamo nel male, nel peccato, quando chiediamo cose malvagie, cioè fuori della volontà di Dio e quando le chiediamo in malo modo, senza fiducia. La preghiera di supplica non ha la finalità di istruire Dio, cioè di dire a Dio ciò che ci deve dare. Ma di educarci alla vita, alla relazione, a ricevere la sua Grazia nell’abbandono fiducioso. Allora, a che cosa serve la preghiera di richiesta? Anzitutto, dice San Tommaso, a farci prendere consapevolezza del nostro bisogno e soprattutto ad accogliere la bontà di Dio, ciò che è il Bene per noi e per gli altri. Provare per credere!

Signore, purifica la nostra preghiera.

Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 363]
Il beato padre Francesco un giorno, pieno di ammirazione per la misericordia del Signore in tutti i benefici a lui elargiti, desiderando che il Signore gli indicasse che cosa sarebbe stato della sua vita e di quella dei suoi frati, si ritirò , come spessissimo faceva, in un luogo adatto per la preghiera. Vi rimase a lungo invocando con timore e tremore il Dominatore di tutta la terra, ripensando con amarezza gli anni passati malamente e ripetendo: «O Dio, sii propizio a me peccatore!». A poco a poco si sentì inondare nell’intimo del cuore di ineffabile letizia e immensa dolcezza. Cominciò allora come a uscire da se´: l’angoscia e le tenebre, che gli si erano addensate nell’animo per timore del peccato, scomparvero, ed ebbe la certezza di essere perdonato di tutte le sue colpe e di vivere nello stato di grazia. Poi fu rapito fuori di se´ e, assorto in una illuminazione divina, che dilatava lo spazio della sua mente, poté contemplare chiaramente il futuro. Quando quella luce e quella dolcezza si dileguarono, egli aveva uno spirito nuovo e pareva ormai mutato in un altro uomo.

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ARTICOLO DI: Comunità francescana delle sorelle

“Siamo sorelle francescane... Sorelle perché condividiamo la gioia della consacrazione totale della nostra vita a Dio, vivendo insieme in comunità. Nell'apostolato e nella laicità della vita ordinaria, desideriamo essere sorelle di tutti testimoniando e aiutando a conoscere la consolazione di Dio per ciascuno. Francescane perché ci piace e cerchiamo di imitare il modo semplice e radicale di seguire il Signore Gesù che San Francesco e Santa Chiara ci hanno indicato. "Pane e Parola" è una preghiera che abbiamo scelto di vivere accanto alle lodi mattutine. Il Vangelo del giorno, pregato e meditato comunitariamente davanti a Gesù Eucaristia, è per noi il mandato quotidiano che ci incoraggia e sostiene nel vivere la nostra vocazione. Nello spirito di comunione e collaborazione con i frati, accogliamo volentieri l'invito a condividere il testo che prepariamo ogni giorno per questa preghiera. www.comunitasorelle.org”

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