Lc 24,13-35

In cammino…

In cammino…

I Vangeli di questi giorni pasquali ci parlano di persone che “camminano”: le donne che di buon mattino vanno al sepolcro e lo trovano vuoto e poi ritornano dai discepoli e danno l’annuncio della risurrezione (cf. Lc 24,1-12); Maria di Magdala, Pietro, Giovanni (cf. Gv 20,1-18). Anche nel vangelo di oggi (Lc 24,13-35) due discepoli sono in cammino verso Emmaus, tristi, delusi… ed è proprio su questa strada che incontrano Gesù Risorto, anche se, all’inizio, non lo riconoscono… ma, poi, l’esperienza dell’ascolto della Parola e dello spezzare il pane, apre i loro occhi.

Mentre meditavo su questi vangeli, mi faceva riflettere proprio il “camminare”, il “mettersi in cammino”: il discepolo è una persona che si “mette in viaggio”, che sta sulla via, un pellegrino. D’altronde i primi cristiani erano detti “gli uomini della via” e il cristianesimo era detto “la Via” (cf. At 9,2; 18,25-26; 19,9; 19,23; 22,4).

Homo viator dice l’identità profonda dell’essere umano ed è proprio il mettersi in cammino, il camminare, non solo fisicamente, ma con tutto il proprio essere, che permette di incontrare Gesù Risorto, di lasciarsi raggiungere da Lui e trasformare. Questa esperienza permette di continuare a “stare sulla via” non più come vagabondo, ma come pellegrino che abita la storia cercando di scorgere sempre la presenza di Dio nella propria vita e in quella dell’umanità.

La mia riflessione è stata arricchita dal film Risorto, visto ieri sera. Il tribuno Clavio, che uccide e fa guerra senza pietà, è proprio un uomo che si mette in cammino: si lascia toccare dal pianto di Maria sotto la croce, dallo sguardo di Gesù sulla croce e poi, su ordine di Pilato, conduce l’inchiesta per ritrovare il corpo di Gesù, ma questo lo porta a trovarsi davanti a quel volto che aveva visto morto sulla croce. Questo incontro, lo stare con i Suoi discepoli, condividerne le esperienze, ascoltare quanto Gesù ha detto e fatto, lo “sconvolge”. Al Risorto che gli chiede di cosa ha paura, Clavio risponde: «Di scommettere la mia storia su tutto questo». Clavio non rimane con i discepoli, ma all’uomo che ha ascoltato il suo racconto e che gli chiede se crede in tutto questo, egli risponde: «Credo che non sono più lo stesso».

Sì, l’incontro con Gesù, il Vivente, il Risorto, non può lasciare indifferenti e trasforma la nostra vita. Non è quello che è successo anche a Francesco? Egli che vuole diventare cavaliere, che parte per combattere in Puglia, in sogno sente la voce del Signore che gli dice: «Ritorna nella tua terra perché la visione, che tu hai avuto, raffigura una missione spirituale, che si deve compiere in te, non per disposizione umana, ma per disposizione divina» (LegM I,3: FF 1032). E al mattino, Francesco ritorna in fretta ad Assisi:il mettersi in cammino fisicamente, segna l’inizio del cammino interiore che lo porterà alla conversione e a vivere la missione che il Signore aveva pensato per lui.

Come Clavio, anche noi possiamo provare la paura di scommettere la nostra vita su Gesù Risorto, ma i discepoli, Francesco, e tanti uomini e donne ci testimoniano che ne vale la pena. E allora “lasciamoci incontrare da Gesù risorto! Lui, vivo e vero, è sempre presente in mezzo a noi; cammina con noi per guidare la nostra vita, per aprire i nostri occhi. Abbiamo fiducia nel Risorto che ha il potere di dare la vita, di farci rinascere come figli di Dio, capaci di credere e di amare. La fede in Lui trasforma la nostra vita: la libera dalla paura, le dà ferma speranza, la rende animata da ciò che dona pieno senso all’esistenza, l’amore di Dio” (Benedetto XVI – Udienza Generale 11 aprile 2012).

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ARTICOLO DI: Raffaella Cavalera

“Raffaella Cavalera, licenziata in Teologia spirituale, presso la Facoltà Teologica del Triveneto.”

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