Mc 7,31-37

Relazione

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Venerdì V Settimana del Tempo Ordinario
1Re 11,29-32; 12,19     Sal 80        Mc 7,31-37

Dopo la guarigione della figlia della donna siro-fenicia, Gesù si reca nella Decapoli, zona di dieci città di cultura greco romana, in piena opposizione alle tradizioni di Israele. Ecco, Gesù proprio lì va ad annunciare il Regno. Tutti sono destinatari del suo amore soprattutto coloro che vivono nella fragilità e lontani da una relazione con un Dio che è personale, che interagisce con l’uomo. Continua perciò la cura verso queste persone. Immaginiamoci la loro fede fatta di idoli che non parlano e che non odono. Ecco che allora il sordomuto è proprio il segno di questo popolo che non è in grado di sperimentare una relazione con il divino. Non può nemmeno parlare di sé, raccontarsi. Ma non può nemmeno udire una parola di consolazione. Il sordomuto è simbolo di una umanità che grida silenziosamente la sua fatica di vivere e di essere salvato. E Gesù ci comunica che anche in terra “lontana” i figli sono i figli dello stesso Padre che è nei cieli. Allora anche noi siamo chiamati a comunicare questo atto di Amore del Signore.

Grazie Signore, perché fai bene ogni cosa!

Dalla Leggenda maggiore di San Bonaventura [FF 1046]
Un uomo della contea di Spoleto, aveva una malattia orrenda che gli devastava e corrodeva la bocca e la mascella; nessun rimedio della medicina poteva giovargli. Costui si era recato a Roma, per visitare la tomba degli Apostoli e impetrare da loro la grazia. Tornando dal pellegrinaggio, incontrò il servo di Dio, al quale avrebbe voluto, per devozione, baciare i piedi. Ma l’umile Francesco non lo permise, anzi baciò in volto colui che avrebbe voluto baciargli i piedi. Appena Francesco, il servitore dei lebbrosi, mosso dalla sua mirabile pietà, ebbe toccato con la sua sacra bocca quella piaga orrenda, questa scomparve completamente e il malato ricuperò la sospirata salute. Non so che cosa ammirare maggiormente, a ragion veduta, in questo fatto: se l’umiltà profonda, che spinse a quel bacio così benevolo, o la splendida potenza che operò un miracolo così stupendo.

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ARTICOLO DI: Comunità francescana delle sorelle

“Siamo sorelle francescane... Sorelle perché condividiamo la gioia della consacrazione totale della nostra vita a Dio, vivendo insieme in comunità. Nell'apostolato e nella laicità della vita ordinaria, desideriamo essere sorelle di tutti testimoniando e aiutando a conoscere la consolazione di Dio per ciascuno. Francescane perché ci piace e cerchiamo di imitare il modo semplice e radicale di seguire il Signore Gesù che San Francesco e Santa Chiara ci hanno indicato. "Pane e Parola" è una preghiera che abbiamo scelto di vivere accanto alle lodi mattutine. Il Vangelo del giorno, pregato e meditato comunitariamente davanti a Gesù Eucaristia, è per noi il mandato quotidiano che ci incoraggia e sostiene nel vivere la nostra vocazione. Nello spirito di comunione e collaborazione con i frati, accogliamo volentieri l'invito a condividere il testo che prepariamo ogni giorno per questa preghiera. www.comunitasorelle.org”

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