Giovedì V Settimana di Pasqua
At 15,17-21 Sal 95 Gv 15,9-11
“”Capite quello che ho fatto per voi?” (Gv 13,12)
In questi versetti Gesù pronuncia la parola “amore” e questo rimarrà il tema dominante della sua esortazione. C’è una “corrente” di amore che scaturisce dal Padre e si riversa sui discepoli e sul mondo, passando per il Figlio Gesù. Lo stato in cui Gesù esorta a rimanere, non è più – o non solo – la sua persona, ma è lo stesso amore che viene dal Padre e in cui tutto trova compimento. Come rimanervi? Amando i fratelli. Gesù è rimasto, infatti, nell’amore del Padre perché ha amato noi fino al dono di sé. Così i discepoli possono rimanere in questo amore, solo amandosi vicendevolmente. Papa Francesco dava concretezza a questo invito, spiegandolo così: “Gesù ci chiede di abitare nel suo amore, non nelle nostre idee, non nel culto di noi stessi, non davanti allo specchio, sempre a guardarsi. Ci chiede di uscire dalla pretesa di controllare e gestire gli altri. Ma aprire il cuore per servirli”.
“L’uomo diventa vera e piena lode del suo Creatore quando è capace di perdonare gli altri con amore e di accettare con pace la propria instabilità. Nel momento stesso in cui egli accetta nel nome del Signore il limite dell’essere creatura, l’uomo diventa pura lode di Dio, manifestazione visibile della bellezza e bontà di Dio che si rispecchia nella sua creatura fatta ad immagine e somiglianza di Lui”. (P. Maranesi, Il Cantico delle Creature, vie di lode al Signore della vita)
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