Sabato V Settimana di Pasqua
At 16,1-10 Sal 99 Gv 15,18-21
“Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto (Gv 1,9-10)
Il termine “mondo”, in particolare in Giovanni, indica una realtà collettiva formata da quanti hanno rifiutato di accogliere la luce e hanno preferito le tenebre. Sono quelli che hanno escluso la possibilità che Gesù sia il Salvatore mandato da Dio. L’evangelista Giovanni riassume le ragioni di questo rifiuto nella “malvagità delle loro opere” (3,19). Gesù dice: “sappiate. Vuole essere limpido, chiaro fino in fondo, perché i discepoli crescano nella consapevolezza, nel coraggio e nella capacità di discernere. Devono sapere che, seguendo i suoi passi, c’è una separazione che devono imparare ad operare dal “mondo”. Questa separazione, tuttavia, non fa di loro degli esseri celesti, superiori, intoccabili. Tutt’altro: pur non appartenendo più al mondo, vi rimangono pienamente, nella carità di Dio e nella lode, amando, ringraziando e testimoniando il suo amore che salva.
«L’uomo sarà “dominus” del mondo nel momento in cui diverrà “servo” per la sua custodia e “genitore” per la sua crescita. Francesco ha trovato l’antidoto che impedisce lo sguardo “cattivo” sul mondo: chiama tutti e tutto con la qualifica di “fratello e sorella”. Questi termini ci raccontano l’origine comune tra noi e la creazione, ci ricordano che colui che ne è il Padre ama allo stesso modo ogni creatura; la pari dignità deriva da questa comune origine, che li fa essere figli e figlie, e dunque tra loro fratelli e sorelle. E colui che riconosce questa comune origine – e quindi la natura “sacra” di ogni cosa – è chiamato a diventare non solo contemplatore e lodatore, ma anche custode e difensore» (P. Maranesi, San Francesco, precursore dell’ecologia integrale)
Lascia un commento
Devi eseguire il login per commentare.