Mc 2,1-12

La fede degli amici

La fede degli amici

Venerdì I Settimana del Tempo ordinario
Eb 4,1-5.11 Sal 77 Mc 2,1-12

Il miracolo presuppone la fede. A Nazaret, ad esempio, Gesù non fece molti miracoli proprio per l’incredulità dei suoi compaesani. Lungo il cammino invece compie tanti miracoli che accadono per la relazione tra la sua forza, potenza e la fede di chi è guarito: così la Parola si traduce in atto concreto.
Qui, però, la guarigione non avviene per la fede del paralitico, bensì per la fede degli amici che portano la sua barella. “Vedendo la loro fede”: oggi Gesù volge il suo primo sguardo sui barellieri piuttosto che sul malato. Non solo vede la loro solidarietà e la gratuità, ma soprattutto la loro fede. Da questo impariamo la potenza della preghiera di intercessione! Cioè, noi possiamo chiedere a Dio, per la nostra fede, la guarigione dei nostri fratelli anche se loro non credono. Mettiamo nella preghiera, gratuitamente, tutta la fede che abbiamo … in fondo, basta la fede grande come un granello di senape.

Signore Gesù, donaci di coltivare una fede salda e generosa.

Dalla Leggenda maggiore di San Bonaventura [FF 1267]
Nella città di Capua un bambino, giocando con molti altri presso la riva del fiume Volturno, cadde per sbadataggine nella corrente impetuosa, che lo inghiottì e lo seppellì sotto la sabbia. Gli altri bambini che stavano giocando con lui, vicino al fiume, si misero a gridare forte, facendo accorrere una grande folla. Tutta la popolazione invocava devotamente il beato Francesco, supplicando che, guardando alla fede dei suoi genitori a lui tanto devoti, si degnasse di strappare il figlio alla morte. Un nuotatore che si trovava nei paraggi, sentendo quelle grida, si avvicinò e si informò dell’accaduto. Dopo aver invocato l’aiuto del beato Francesco, riuscì a trovare il luogo dove il fango aveva ricoperto il cadavere del bambino, come un sepolcro. Lo disseppellì e lo portò a riva, constatando che, purtroppo, ormai era morto. Ma la popolazione, tutto intorno, benché vedesse che il bambino era morto, gridava forte, continuando a piangere e a far lamento: «San Francesco, ridona il bambino a suo padre!» […]. Improvvisamente il bambino, fra la gioia e lo stupore di tutti, si levò in piedi sano e salvo e supplicò che lo conducessero alla chiesa di san Francesco, perché voleva ringraziarlo devotamente, ben sapendo che era stato lui, con la sua potenza, a risuscitarlo.

Avatar photo
ARTICOLO DI: Comunità francescana delle sorelle

“Siamo sorelle francescane... Sorelle perché condividiamo la gioia della consacrazione totale della nostra vita a Dio, vivendo insieme in comunità. Nell'apostolato e nella laicità della vita ordinaria, desideriamo essere sorelle di tutti testimoniando e aiutando a conoscere la consolazione di Dio per ciascuno. Francescane perché ci piace e cerchiamo di imitare il modo semplice e radicale di seguire il Signore Gesù che San Francesco e Santa Chiara ci hanno indicato. "Pane e Parola" è una preghiera che abbiamo scelto di vivere accanto alle lodi mattutine. Il Vangelo del giorno, pregato e meditato comunitariamente davanti a Gesù Eucaristia, è per noi il mandato quotidiano che ci incoraggia e sostiene nel vivere la nostra vocazione. Nello spirito di comunione e collaborazione con i frati, accogliamo volentieri l'invito a condividere il testo che prepariamo ogni giorno per questa preghiera. www.comunitasorelle.org”

Ancora nessun commento.

Lascia un commento

Registrati
Esegui Login
Messaggero di Sant'Antonio