Lc 1,57-66.80 

Chiamati per nome

Chiamati per nome

Venerdì, feria propria del 23 dicembre
Ml 3,1-4.23-24   Sal 24   Lc 1,57-66

A pochi passi dal Natale la liturgia propone la figura di Giovanni Battista come bimbo che nasce portando con sé una grande gioia e una speranza per tutti. Questo bambino è il segno tangibile della misericordia di Dio che si è manifestata attraverso Elisabetta e Zaccaria.
È stato difficile accogliere un nome che non è nella discendenza. Ma proprio questa diatriba sul nome ci fa capire che è proprio un miracolo di Dio. Giovanni è segno chiaro della novità di Dio che irrompe nella storia. I due nomi del padre e del figlio sembrano diversi, ma non è poi così: Zaccaria significa “Dio ricorda”, mentre Giovanni “Dio usa misericordia”. La diversità è nel tempo che indicano. Il primo si rifà alla promessa ricevuta nel passato. Il secondo a ciò che fa Dio oggi, quello che il Signore è intenzionato a realizzare. L’Incarnazione di Gesù dona ad ognuno un nome nuovo che è la propria vocazione nel suo Nome, che ci dice cosa vuole fare Dio oggi con noi. Il nome è qualcosa di dinamico, che opera continuamente nella storia, come Giovanni, che è misericordia di Dio.

Nascerà per noi un bambino e il suo nome sarà: Dio potente; in lui saranno benedette tutte le stirpi della terra.

Dalla Vita seconda di Tommaso da Celano [FF 583]
Il servo e amico dell’Altissimo, Francesco, ebbe questo nome dalla divina Provvidenza, affinché per la sua originalità e novità si diffondesse più facilmente in tutto il mondo la fama della sua missione. La madre lo aveva chiamato Giovanni, quando rinascendo dall’acqua e dallo Spirito Santo, da figlio d’ira era divenuto figlio della grazia. Specchio di rettitudine, quella donna presentava nella sua condotta, per così dire, un segno visibile della sua virtù. Infatti, fu resa partecipe, come privilegio, di una certa somiglianza con l’antica santa Elisabetta, sia per il nome imposto al figlio, sia anche per lo spirito profetico.

Avatar photo
ARTICOLO DI: Comunità francescana delle sorelle

“Siamo sorelle francescane... Sorelle perché condividiamo la gioia della consacrazione totale della nostra vita a Dio, vivendo insieme in comunità. Nell'apostolato e nella laicità della vita ordinaria, desideriamo essere sorelle di tutti testimoniando e aiutando a conoscere la consolazione di Dio per ciascuno. Francescane perché ci piace e cerchiamo di imitare il modo semplice e radicale di seguire il Signore Gesù che San Francesco e Santa Chiara ci hanno indicato. "Pane e Parola" è una preghiera che abbiamo scelto di vivere accanto alle lodi mattutine. Il Vangelo del giorno, pregato e meditato comunitariamente davanti a Gesù Eucaristia, è per noi il mandato quotidiano che ci incoraggia e sostiene nel vivere la nostra vocazione. Nello spirito di comunione e collaborazione con i frati, accogliamo volentieri l'invito a condividere il testo che prepariamo ogni giorno per questa preghiera. www.comunitasorelle.org”

Ancora nessun commento.

Lascia un commento

Registrati
Esegui Login
Messaggero di Sant'Antonio