DOMENICA 27 GIUGNO 2021 S. CIRILLO D’ALESSANDRIA
Dal Vangelo
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro
con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
Commento biblico
Nel Vangelo di oggi Gesù risuscita la figlia di uno dei capi della sinagoga; il Messia però dice che la bambina non è morta ma sta dormendo. Certo, la cosa più importante è la guarigione della bambina, ma c’è una riflessione significativa che nasce da questa “morte apparente”. Quante persone vivono ma sembrano morte? Ovvero, in quanti nelle proprie vite attraversano realtà di morte: rancore, infedeltà, gelosia, invidia, oziosità ecc? Ciò significa portare avanti una vita di morte, dormire mentre l’esistenza scivola. Dobbiamo sempre stare attenti a sentire il Signore che ci dice: “Alzati!”. Non siamo nati per vivere una realtà di morte.
Commento francescano
Se non siamo nati per vivere una realtà di morte, come possiamo capire san Francesco che chiamava la morte sorella? Il Poverello, quando parlava di questa sorella, si riferiva a quella morte che ci fa nascere nella vita eterna, la morte naturale e non quella realtà che porta a sprecare i doni di Dio conducendo al peccato: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente po’ skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le Tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ’l farà male» (FF 263).
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