DOMENICA 3 GENNAIO 2021, SS. NOME DI GESÙ
Dal Vangelo
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Commento biblico
Il prologo di Giovanni ci riporta indirettamente al prologo della Genesi: in principio fu la luce. Oggi quella luce diventa parola; in Gesù quella luce e quella parola diventano carne, uomo. In ciascuno di noi tutto ciò è chiamato a diventare gesto. Così è avvenuta nella nostra carne la rivelazione totale del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Enzo Bianchi scrive: “Così Dio si è donato a noi, si è dato all’umanità, si è unito alla creazione, perché l’aveva creata per amore, un amore mai venuto meno, ma sempre rinnovato in tutta la storia”. La cosa più bella è che questa parola, che si fa carne, è una parola d’amore, tra le parole più urgenti oggi. Dio solo sa di quanto amore c’è bisogno oggi nel mondo, tutti ne viviamo l’urgenza. A volte pensiamo di aver bisogno di questo amore, ma se invece iniziassimo a donarlo? Avverrebbe il miracolo: l’amore che si fa carne. Una consapevolezza ci guidi: la vita è il trionfo dell’improbabile, il miracolo dell’imprevisto, l’eterna e quotidiana sorpresa di Dio. Più ci facciamo accoglienti dinanzi alla vita, più essa ci
sorprenderà.
Commento francescano
Un episodio nella vita di san Francesco ci aiuta a commentare il Vangelo e la festa di oggi. In un tempo in cui gli araldi e banditori annunciavano gli editti in nome dell’Imperatore, del Re, del Vescovo o di messer lo papa, l’«Araldo del gran Re» Francesco (cfr. FF 346) avvia il proprio progetto di vita evangelica, la sua Regola approvata dalla Chiesa, invocando il nome del Signore: «Nel nome del signore! incomincia la vita dei frati minori»” (FF 74). «Ascoltando il nome di lui, adoratelo con timore e riverenza proni a terra: Signore Gesù Cristo, Figlio dell’Altissimo è il suo nome, che è benedetto nei secoli» (Lettera a tutto l’Ordine, FF 215). Quello di san Francesco non è un atteggiamento poetico, ma è l’atteggiamento di chi desidera incarnare la bellezza e la dolcezza del nome stesso di Dio.
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