Domenica 4 ottobre 2020, SAN FRANCESCO D’ASSISI
Dal Vangelo
Matteo 11, 25-30
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Dalle Fonti
Della vera e perfetta letizia: FF 278
«Ma cosa è la vera letizia?». «Ecco, tornando io da Perugia nel mezzo della notte, giungo qui, ed è un inverno fangoso e così rigido che, all’estremità della tonaca, si formano dei ghiacciuoli d’acqua congelata, che mi percuotono continuamente le gambe fino a far uscire il sangue da siffatte ferite. E io tutto nel fango, nel freddo e nel ghiaccio, giungo alla porta e dopo aver a lungo picchiato e chiamato, viene un frate e chiede: “ Chi sei? “ Io rispondo: “ Frate Francesco “. E quegli dice: “ Vattene, non è ora decente questa di arrivare, non entrerai “. E mentre io insisto, l’altro risponde: “ Vattene, tu sei un semplice ed un idiota, qui non ci puoi venire ormai; noi siamo tanti e tali che non abbiamo bisogno di te “. E io sempre resto davanti alla porta e dico: “ Per amor di Dio, accoglietemi per questa notte “. E quegli risponde: “ Non lo farò. Vattene dai Crociferi e chiedi là “. Ebbene, se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell’anima».
Alla vita
Per trovare ristoro dalle tante fatiche interiori che ci affliggono e per trovare consolazioni dalle tante oppressioni che altri o le vicissitudini della vita ci impongono, Gesù ci invita ad andare da lui, a condividere la strada con lui, sotto lo stesso giogo. Scegliendo di essere miti (né arroganti né violenti) e umili (né potenti né importanti). Essendo miti e umili, infatti, ci si può fare prossimi di chiunque, preoccupandoci solo di fargli il bene (non di dimostrare chi siamo) e di farlo vivere senza dover dimostrare di esserne migliori. Si tratta di essere come la terra, che si mette sotto a tutti per nutrire, far stare saldi, far costruire, far crescere: più essa è fertile, più scompare sotto ciò che le cresce addosso. Più si fa umile, più lascia che altri si nutrano di lei e vivano.
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