Lo stile del nostro camminare
Martedì II Settimana di Pasqua
At 4,32-37 Sal 92 Gv 3,7-15
Che bello questo annuncio: è lo Spirito Santo, e solo lui, che permette e dona la verità di noi stessi, la libertà nelle nostre relazioni. Lo ascoltiamo oggi grazie a Nicodemo, un maestro, un’autorità in Israele: vuole conoscere Gesù e si ritrova in un dialogo che lo spiazza, perché si parla di rinascere dall’alto. Come si può? O, forse, qualche volta è anche la nostra domanda: si può? Si può, soprattutto dopo una delusione, tornare ad avere il gusto e la gioia della vita? Ci si può meravigliare ancora? L’aria di libertà che si respira nelle parole di Gesù ci può apparire troppa, quasi ingenua. C’è una novità difficile da comprendere, come è difficile comprendere il suo “innalzamento”. Gesù descrive questo in poche battute, indicando con tre termini (vv. 10-12) le diverse sfumature della nostra chiusura: non conoscere, non accogliere, non credere. Il primo rimanda a una non esperienza della potenza dello Spirito; il secondo riguarda la nostra resistenza o magari rifiuto alla sua azione; il terzo il non credere che lo Spirito vuole davvero incontrare la nostra fragilità, renderci forti con il suo perdono e riportarci alla sua somiglianza. È lo Spirito che vuole ritmare il nostro passo e darci il suo stile perché, come leggiamo negli Atti, tutti ne godano.
Concedici, o Padre, di lasciare posto all’azione dello Spirito.
Dalla Lettera ai fedeli [FF 199-200]
Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio. E tutti quelli e quelle che si diporteranno in questo modo, fino a quando faranno tali cose e persevereranno in esse sino alla fine, riposerà su di essi lo Spirito del Signore, ed egli ne farà sua abitazione e dimora. E saranno figli del Padre celeste, di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo (…) quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l’amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri.
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