Domenica 17 febbraio 2019, VI DEL TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo
Luca 6,17.20-26
In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne. Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
Dalle Fonti
Leggenda dei tre compagni 25: FF 1427
Francesco, compiuti i restauri della chiesa di San Damiano, seguitava a portare l’abito di eremita, camminava col bastone in mano, le calzature ai piedi, una cintura di pelle ai fianchi. Ma un giorno, mentre ascoltava la Messa, udì le istruzioni date da Cristo quando inviò i suoi discepoli a predicare: che cioè per strada non dovevano portare né oro né argento, né pane, né bastone, né calzature, né veste di ricambio. Comprese meglio queste consegne dopo, facendosi spiegare il brano dal sacerdote. Allora, raggiante di gioia, esclamò: «È proprio quello che bramo realizzare con tutte le mie forze!». E fissando nella memoria quelle direttive, s’impegnò ad eseguirle lietamente.
Alla vita
Abbiamo aperto le riflessioni di quest’anno incentrandoci sulla forza e la potenza del desiderio. Il desiderio ha una carica intrinseca così dinamica che configura a sé l’esistenza di chi lo assume come centrale. Potremmo coniare lo slogan “dimmi ciò che desideri e ti dirò ciò che diventerai”. Noi diventiamo ciò che desideriamo, nel bene e nel male. Il desiderio plasma la nostra esistenza, persino i tratti somatici del nostro fisico, del nostro volto. Quando incontriamo ciò che desideriamo, quando riconosciamo nella realtà quella corrispondenza ai desideri del cuore che ci fa sobbalzare, senza fiato, di meraviglia, allora non ci ferma più nessuno e diventiamo un treno in corsa verso la sua meta. “Questo è quello che voglio, questo è ciò che più bramo”, comprendiamo bene ora lo spessore di questa esclamazione di Francesco che riconosce, nelle parole del Vangelo, la corrispondenza profonda e liberante del desiderio del cuore. Ritornano le parole di Gesù: “chi cerca trova…chi ha fame sarà saziato”.
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