Santa Chiara autentica donna cristiana. La prima lettera di santa Chiara a santa Agnese di Boemia
Se ci si avvicina a santa Chiara attraverso la lettura delle sue lettere a santa Agnese di Praga senza pregiudizi, lasciandosi trasportare da un misterioso fascino che attira verso questa personalità di donna consacrata a Dio, libera e forte, se ne scopre la novità, l’attualità. Santa Chiara, “pianticella di san Francesco” , come ella stessa si definisce, è stata una lampada che brilla della luce di Cristo, per il suo tempo, ma è un segno luminoso anche per noi oggi. Soffermandoci sulla prima lettera ad Agnese, emergono diversi spunti di riflessione. Ne prenderemo in considerazione soltanto alcuni. La prima cosa che notiamo è che santa Chiara si definisce «indegna serva di Gesù Cristo ed ancella inutile delle Donne recluse del Monastero di s. Damiano» (1LAg 2: FF 2859). Ella infatti è consapevole della propria piccolezza di fronte a Dio, che l’ha scelta per una missione grande, e nei confronti delle sorelle che Dio le ha dato, si sente addirittura «inutile». E nel rivolgersi ad Agnese che ritiene superiore a se stessa, fa trasparire la sua ammirazione verso questa sorella spirituale. Agnese ha condiviso la sua stessa scelta di vita, in modo radicale, rinunciando a divenire una Regina onorata nel mondo e Chiara così si esprime: «alla venerabile e santissima vergine Donna Agnese, figlia dell’esimio, illustrissimo Re di Boemia […], mentre potevate più di ogni altra, godere delle fastosità, degli onori, e delle dignità mondane, e accedere con una gloria meravigliosa a legittimi sponsali, con l’illustre Imperatore […], tutte queste cose voi avete respinte e avete preferito con tutta l’anima e con tutto il cuore, abbracciare la santissima povertà e le privazioni del corpo, per donarvi ad uno Sposo di ancor più nobile origine, al Signore Gesù Cristo, il Quale custodirà sempre immacolata ed intatta la vostra verginità» (1LAg 1.5-7: FF 2859.2861). Questa scelta di vita che le accomuna, di essere cioè spose del Signore, le rende profondamente sorelle spirituali e le pone in un’autentica relazione di amicizia in Dio. Al giorno d’oggi, in un mondo come è il nostro, in cui l’essere umano è continuamente sollecitato a non prendere decisioni definitive per la propria vita, a viverla superficialmente, che è spinto verso la competitività, il dominio, l’inimicizia, Chiara ci si propone come modello di vita impegnata fino in fondo e di vera amicizia. In un’amicizia in cui, umilmente, ci si aiuta a vicenda, a realizzarsi nel vero bene, nella propria vocazione, qualunque essa sia, unica e irripetibile. E ciascuno con i propri doni, secondo il provvidenziale disegno di Dio, allontanandosi dagli idoli, dell’egoismo del benessere, dell’apparire, dell’avere, del potere, abbraccia, al contrario, altri valori, fra cui: la povertà, il nascondimento, la semplicità, la gratuità nel dono totale di sé. Queste cose rendono la persona più vera, più umana, più serena e capace di condivisione, di solidarietà, di fraternità. E dice ancora santa Chiara: «oh povertà beata, a chi t’ama e ti abbraccia procuri ricchezze eterne, oh povertà santa a quanti ti possiedono e ti desiderano, Dio promette il Regno dei Cieli» (1LAg 15-16: FF 2864). In Chiara c’è la limpida consapevolezza che la vita terrena è solo un “pellegrinaggio” verso la Vita Eterna, e che essa va vissuta in funzione dell’unione definitiva con Dio-Amore. Infine più volte Chiara parla di verginità, come valore che avvicina a Dio. Il termine è comprensivo di integrità fisica, ma anche di purezza dell’anima, del cuore, della mente, cose essenziali per vivere alla Presenza di Dio e per prepararsi a comparire davanti a Lui, nell’ultimo giorno della nostra vita. Noi infatti, siamo stati creati a Sua Immagine e somiglianza (Gen 1,26), e siamo destinati a risorgere con i nostri corpi, ormai purificati e divinizzati. Così ci viene spontaneo concludere con san Paolo che ci invita a non conformarci alla mentalità di questo secolo (Rm 12,2), e a riscoprire tutti quei valori cristiani, che il mondo vuole distruggere e di cui l’umanità non può fare a meno, se desidera vivere nella verità, nella giustizia e nella pace.
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