Domenica 8 luglio 2018, XIVª TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo
Marco 6,1-6
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Dalle Fonti
2 Celano 217: FF 809
Trascorse i pochi giorni che gli rimasero in un inno di lode, invitando i suoi compagni dilettissimi a lodare con lui Cristo. Egli poi, come gli fu possibile, proruppe in questo salmo: Con la mia voce ho gridato al Signore, con la mia voce ho chiesto soccorso al Signore (Sal 141). Invitava pure tutte le creature alla lode di Dio, e con certi versi, che aveva composto un tempo, le esortava all’amore divino. Perfino la morte, a tutti terribile e odiosa, esortava alla lode, e andandole incontro lieto, la invitava ad essere suo ospite: «Ben venga, mia sorella morte!».
Alla vita
Potremmo accostare al famoso “chi ha orecchi per intendere intenda”, anche un “chi ha gli occhi per vedere veda”. I compaesani di Gesù pur ascoltando le sue parole ricche di una sapienza profonda, pur vedendo ciò che le sue mani compiono, non riescono a riconoscerlo come figlio di Dio. Non riescono a riconoscere la verità che sta loro di fronte perché la loro mente è irrigidita su una idea del Messia che non coincide con la realtà di un uomo, figlio di falegname, falegname esso stesso, figlio di uomini, con una schiera di parenti. Quante volte anche noi siamo accecati dalle nostre idee, da un rigido “le cose dovrebbero essere così”, oppure che “si è sempre fatto così”. Quante volte non riusciamo a sottometterci alla realtà perché nel nostro delirio di onnipotenza se la realtà non coincide con le nostre idee allora è la realtà che non va bene, e non i nostri schemi mentali che sono da cambiare. Quante volte non riconosciamo la presenza del Padre nella nostra storia perché non è come l’avevamo immaginata noi, quanto poco aperti possiamo essere tutti noi. Proviamo a metterci di più in ascolto, a riprenderci il ruolo di creatura e non di creatore e potremmo riconoscere, come San Francesco, la presenza del Padre anche lì dove sembrerebbe più difficile trovarla, in sorella morte.
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