Domenica 3 giugno 2018, SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO
Dal Vangelo
Marco 14,12-16.22-26
Il primo giorno degli àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua? ». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Dalle Fonti
2 Celano 193: FF 779
Quando Francesco si faceva la tonsura, spesso ripeteva a chi gli tagliava i capelli: «Bada di non farmi una corona troppo larga! Perché voglio che i miei frati semplici abbiano parte nel mio capo». Voleva appunto che l’Ordine fosse aperto allo stesso modo ai poveri e illetterati, e non soltanto ai ricchi e sapienti. «Presso Dio – diceva – non vi è preferenza di persone (Rm 2,11), e lo Spirito Santo, ministro generale dell’Ordine, si posa egualmente sul povero ed il semplice». Avrebbe voluto inserire proprio questa frase nella Regola, ma non fu possibile perché era già stata confermata con bolla.
Alla vita
Non sembri indiscreta la nostra sottolineatura del Vangelo di oggi, solennità del Santissimo corpo e sangue di Cristo. Magari quell’aver “cantato l’inno” che ci ha colpito è “solo” una consuetudine della Pasqua ebraica… A noi sembra qualcosa di più. Forse vi sarà capitato, di fronte a una grande gioia, o di fronte a qualcosa di grande, di sentire il desiderio di cantare. Di tentare di esprimere con la musica il proprio stato d’animo. La liturgia ci educa proprio a comportarci così! Ed ecco allora i canti, dolcissimi, di adorazione che oggi risuoneranno in tutte le chiese del mondo e in tanti cuori! È un fatto poi che solo ora lo scopriamo: Gesù cantava! Spiega papa Benedetto XVI che qui “si allude probabilmente al canto di alcuni Salmi dell’hallèl con i quali si ringrazia Dio per la liberazione del popolo dalla schiavitù e si chiede il suo aiuto per le difficoltà e le minacce sempre nuove del presente”. Sì, perché la gioia del dono del pane e del vino è un tutt’uno con il mistero della morte e risurrezione.
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