Domenica 28 gennaio 2018, IVª DOMENICA TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo
Marco 1,21-28
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Dalle Fonti
2 Celano 115: FF 702
Mentre crescevano i meriti di Francesco, cresceva pure il disaccordo con l’antico serpente. Quanto maggiori erano i suoi carismi, tanto più sottili i tentativi e più violenti gli attacchi che quello gli moveva. E quantunque lo avesse spesso conosciuto per esperienza come valoroso guerriero, che non veniva meno neppure un istante nel combattimento, tuttavia tentava ancora di aggredirlo, pur risultando quegli sempre vincitore. Ad un certo momento della sua vita, il Padre subì una violentissima tentazione di spirito, sicuramente a vantaggio della sua corona. Per questo, era angustiato e pieno di sofferenza, mortificava e macerava il corpo, pregava e piangeva nel modo più penoso. Questa lotta durò più anni. Un giorno, mentre pregava in Santa Maria della Porziuncola, udì in spirito una voce: «Francesco, se avrai fede quanto un granello di senapa, dirai al monte che si sposti ed esso si muoverà» (Mt 17,19). «Signore, – rispose il Santo – qual è il monte, che io vorrei trasferire?». E la voce di nuovo: «Il monte è la tua tentazione». «O Signore, – rispose il Santo in lacrime – avvenga a me, come hai detto» (Cfr Lc 1,3). Subito sparì ogni tentazione e si sentì libero e del tutto sereno nel più profondo del cuore.
Alla vita
Chissà cos’è l’autorità che lascia a bocca aperta gli abitanti di Cafarnao di fronte alle parole di Gesù. Di sicuro, essa non proviene da ruoli ricoperti o da un curriculum di studi brillante. Gli scribi sono certamente molto più titolati. Marco fa intendere che tale autorità non traspare neanche dai contenuti degli insegnamenti: in effetti all’inizio del Vangelo si insiste tanto sul fatto che Gesù insegna ma non si dice mai cosa insegni. Ciò significa che tale autorità è in relazione piuttosto alla sua persona e al modo di come insegna. Si tratta, allora, di “autorevolezza”, quella che sperimentiamo di fronte a chi dice ciò che vive. Il Signore è un maestro veritiero; ciò che ci ha insegnato, l’ha vissuto prima di tutto lui stesso.
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