Lunedì 6 novembre, TUTTI I DEFUNTI DEI TRE ORDINI FRANCESCANI
Dal Vangelo
Luca 14,12-14
In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Dalle Fonti
2 Celano 58: FF 644
Un’altra volta, stava tornando da Verona con l’intenzione di passare per Bologna, quando udì che vi era stata costruita una nuova casa dei frati. Poiché la voce diceva «casa dei frati», egli cambiò direzione e passò altrove non andando a Bologna. Mandò poi a dire ai frati di uscire subito da quella casa. Per questo motivo, lasciato il luogo non vi rimasero neppure i malati, ma furono fatti uscire assieme agli altri. Né fu dato permesso di ritornarvi sino a quando il Signor Ugolino, allora vescovo di Ostia e Legato in Lombardia, predicando proclamò davanti a tutti che la suddetta casa era sua. Ne è testimone e riferisce il fatto uno che trovandosi ammalato, fu in quella occasione allontanato dalla casa.
Alla vita
La povertà assunta e predicata – con la testimonianza di vita – da Francesco d’Assisi traccia le coordinate di un rapporto evangelico con le cose e con le persone, il cui fondamento è la scelta di “essere senza nulla di proprio”, ovvero di non rivendicare diritti su niente e su nessuno. Cercare il contraccambio significa entrare in una logica mercantile – quella che il Santo assisiate aveva radicalmente contraddetto – in cui il valore è proporzionato a un “prezzo” misurato ponendo se stessi – ciò che giova a me – come parametro di riferimento. Il mercante cerca l’utile, il profitto; se questa prospettiva si insinua nelle nostre relazioni con gli altri inevitabilmente – e, ciò che è più grave, a volte inconsapevolmente – si utilizzeranno le persone come merce di scambio, per ottenere dei favori. E così, anche rispetto alle cose, i criteri saranno quelli dello scarto e dello spreco, soffocando alla radice la gratitudine e la gratuità. La povertà, scelta nel nome di Cristo e del suo Vangelo, è l’antidoto ad ogni patologia del possedere: essa apre lo sguardo sul dono che mi è offerto ogni giorno, sulla responsabilità di custodirlo e di farne opportunità di incontro, di riconoscenza, di lode. Amministratori della Grazia di Dio, siamo mandati a condividerla nelle periferie di quelli che non hanno nulla da dare, nulla da perdere, ma che, cercando in noi cristiani “un’altra giustizia”, ci chiedono di mettere nella vita il Vangelo.
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