Su un foglio di terra!
A fine maggio, nella notte tra il 27 e il 28, ho rifatto il Cammino di sant’Antonio da Camposampiero a Padova. È stata la mia quarta volta. In quest’ultima occasione si sono aggiunti altri amici e, insieme, abbiamo fatto una vera esperienza di “cammino” nel segno della condivisione, della fede e dell’amicizia ancora più forti. Con questo stesso spirito vorrei cogliere alcuni aspetti che mi hanno accompagnato lungo la strada.
Già quando sei alla partenza, ai Santuari Antoniani di Camposampiero, è bello soffermarsi a osservare gli sguardi della gente che si raccoglie sul sagrato, guardandosi da tutte le parti e cercando di rendersi conto dello straordinario momento che li sta aspettando. Un po’ alla volta il piazzale si riempie e, in quel momento, la maggior parte ama rivolgere il proprio sguardo verso l’ingresso della chiesa. Proprio da qui si vedono uscire tutti i pellegrini, che hanno assistito alla funzione in chiesa, accompagnati da una luce intensa proveniente dall’interno. Una sorta di aura che avvolge questa sagoma scura di contrasto sui loro contorni. Uscendo si uniscono, poi, a quelli che si sono fermati ad attenderli. Alcuni salutano, altri si danno la mano. Sembrano una sorta, passatemi il termine, di «incontri ravvicinati del terzo tipo», o comunque un grande incontro tra due «popoli» coinvolti nello stesso cammino.
Ci mettiamo in marcia, seguendo la croce che si trova in testa alla lunghissima fila di persone. Poco dopo veniamo abbracciati dal buio della notte. Durante il cammino succede, però, qualcosa di davvero speciale. Il buio diventa deserto… E allora, anche se davanti e dietro a te ci sono centinaia di persone, senti che nel silenzio il cammino si fa intimo, personale, nuovo.
Quando cammini nell’oscurità, i passi diventano incerti, la strada malagevole, la pila che ti porti non è sufficiente a darti sicurezza e percezione.
Un po’ alla volta la fatica si fa sentire, ma diventa letizia, il respiro ricercato diventa preghiera, lo sguardo limitato ma infinito. Rumori, suoni, colore… Già, proprio il colore. In queste esperienze è l’ultima cosa che ti viene in mente, ma eppure lo percepisci. Capita, un po’ alla volta, passo dopo passo, respiro dopo respiro, c’è un colore che ti parte da dentro e si mescola alle tue preghiere. Quando il tuo «dove sei, non ti vedo» diventa «sei dove vedo» è, in questo preciso momento, che sei disegno di Dio. Del resto, proprio come è stato ed è S. Antonio, visto che ogni anno disegniamo insieme, attraverso questo meraviglioso cammino in suo nome, su un foglio di terra. «Tocchi terra tocchi Dio» (citazione di una canzone di Juri Camisasca).
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