Domenica 28 maggio 2017, ASCENSIONE DEL SIGNORE
Dal Vangelo
Matteo 28,16-20
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Dalle Fonti
Leggenda Maggiore XIII,8: FF 1233
La ferita del costato la nascondeva con tanta premura, che nessuno la poté osservare, mentre era in vita, se non furtivamente. Uno dei frati, che era solito servirlo con molto zelo, lo persuase una volta, con pia astuzia, a lasciarsi togliere la tonaca, per ripulirla. Così, guardando con attenzione, poté vedere la piaga: la toccò rapidamente con tre dita e poté misurare, a vista e al tatto, la grandezza della ferita. Con analoga astuzia riuscì a vederla anche il frate che era allora suo vicario. Un frate suo compagno, di ammirevole semplicità, mentre una volta gli frizionava le spalle malate, facendo passare la mano attraverso il cappuccio, la lasciò scivolare per caso sulla sacra ferita, procurandogli intenso dolore. Per questa ragione il Santo portava, da allora, mutande così fatte che arrivavano fino alle ascelle e proteggevano la ferita del costato. I frati che gli lavavano le mutande e gli ripulivano di quando in quando la tonaca, trovavano quegli indumenti arrossati di sangue e così, attraverso questa prova evidente, poterono conoscere, senza ombra di dubbio, l’esistenza della sacra ferita, che, poi, alla sua morte, insieme con molti altri, poterono venerare e contemplare a faccia svelata (Cfr 2Cor 3,18).
Alla vita
Hanno un tono molto solenne le parole che il Signore Risorto rivolge ai Suoi discepoli. Sono le ultime che sentiranno risuonare dalla Sua voce, secondo la narrazione dell’evangelista Matteo. Sono parole “ufficiali” che ci parlano di una investitura solenne: i discepoli ricevono da Gesù i Suoi poteri per continuare la Sua opera. A loro è affidata una grande responsabilità, quella di “generare”, per la potenza del Figlio, nuovi figli tramite il Battesimo e quella di far risuonare in tutto il mondo il Vangelo perché Dio sia conosciuto e amato. Gesù non smette di essere presente ma cambia il modo della Sua presenza. Noi vorremmo sempre toccare, vedere, misurare, soppesare. Come l’astuto fraticello che mette il dito nella piaga del costato di Francesco, per misurare, “alla vista e al tatto”, la ferita del costato. Non serve, sembra dire Gesù. Adesso è il momento di vivere da discepoli. Con una certezza: «Nella nostra vita non siamo mai soli […]. Il Signore, crocifisso e risorto, ci guida; con noi ci sono tanti fratelli e sorelle che nel silenzio e nel nascondimento, nella loro vita di famiglia e di lavoro, nei loro problemi e difficoltà, nelle loro gioie e speranze, vivono quotidianamente la fede e portano, insieme a noi, al mondo la signoria dell’amore di Dio, in Cristo Gesù risorto, asceso al Cielo» (Papa Franscesco).
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