Domenica 2 agosto 2015, XVIIIª Tempo Ordinario
Dal Vangelo
Giovanni 6,24-35
In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Dalle Fonti
Regola di santa Chiara II,14-17: FF 2760-2761
Finito poi l’anno della prova, sia ricevuta all’obbedienza, promettendo d’osservare sempre la vita e la forma della nostra povertà. Non si conceda a nessuna il velo durante il tempo della prova. Le sorelle possono avere anche le mantellette per comodità e convenienza del servizio e del lavoro. L’abbadessa poi le provveda di vestimenti con discrezione, secondo la qualità delle persone, i luoghi e i tempi e i paesi freddi, conforme vedrà essere richiesto dalla necessità.
Alla vita
Quali segni compi perché vediamo e crediamo? Non so voi, ma a noi sembra la stessa imbarazzante domanda che hanno posto ai cristiani di tutti i tempi e che sentiamo porre a ciascuno di noi. La gente chiede continuamente conto della nostra fede. E noi: quali segni compiamo in nome della nostra fede? La via privilegiata per la trasmissione della fede è la testimonianza. Sono le scelte che siamo capaci di compiere in suo nome. La situazione della nostra società di battezzati e il grigiore di tante delle nostre comunità ci parla, ahimè, di una poca credibilità del nostro essere cristiani. È il momento di fare un bell’esame di coscienza. Voi come vi sentite? Alle novizie di Chiara serviva un anno di prova solo per essere accolte. A noi quanti anni serviranno per diventare un po’ più credibili?
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