Domenica 7 giugno 2015, SS. Corpo e Sangue di Cristo
Dal Vangelo
Marco 14,12-16.22-26
Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: «Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?». Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasquak. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Dalle Fonti
Leggenda dei tre Compagni 59: FF 1470
Se qualche fratello presente al Capitolo era afflitto da tentazione o tribolazione, ascoltando Francesco parlare con tanta dolcezza e fervore, e vedendo come si comportava, si sentiva libero dalle tentazioni e mirabilmente alleviato dalle tribolazioni. Parlava con loro immedesimandosi nella loro situazione, non come un giudice quindi, bensì come un padre comprensivo con i suoi figli e come un medico compassionevole con i propri malati. Sapeva essere infermo con gli infermi, afflitto con gli afflitti. Tuttavia quando era il caso castigava quelli che commettevano delle infrazioni, infliggeva le meritate punizioni ai recidivi e ai riottosi.
Alla vita
L’invio dei due discepoli per preparare la celebrazione pasquale ricorda l’invio di altri due per preparare l’ingresso di Gesù in Gerusalemme: il legame tra i due eventi è costituito dal loro carattere messianico. Tutti i discepoli sono comunque impegnati per preparare la cena pasquale. Che un Maestro deve assolutamente mangiare coi suoi discepoli. Infatti durante il pasto Gesù istituisce l’Eucaristia, che non è solo un pasto comune, pur nel senso più profondo e intenso del termine, ma partecipazione attiva e drammatica all’evento della Redenzione; chi mangia il pane e beve il vino, metafora viva della vita donata di Gesù, decide di partecipare in modo personale alla salvezza che Gesù offre all’umanità. Ovvero donando anch’egli la propria vita, proprio in forza di quel cibo.
Il corpo di Gesù, che alcuni volevano consegnare alla morte, continua così a vivere nella vita di chi lo mangia, e ad alimentare il coraggio del dono di sé.
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