Domenica 10 maggio 2015, VIª di Pasqua
Dal Vangelo
Giovanni 15,9-17
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Dalle Fonti
Regola non bollata XXII,1-4: FF 56
Frati miei tutti, ascoltiamo ciò che dice il Signore: Amate i vostri nemici e fate del bene a quelli che vi odiano (Mt 5,44). Infatti anche il Signore nostro Gesù Cristo, di cui dobbiamo seguire le orme (1Pt 2,21), chiamò amico (cfr. Mt 26,50) il suo traditore e si offrì spontaneamente ai suoi crocifissori. Sono dunque nostri amici tutti coloro che ingiustamente ci infliggono tribolazioni e angustie, ignominie e ingiurie, dolori e sofferenze, martirio e morte e li dobbiamo amare molto poiché in virtù di ciò che ci fanno, abbiamo la vita eterna.
Alla vita
Abbiamo già meditato questo brano in due giorni distinti, ma ci piace tornarci sopra. Gesù sembra legare la possibilità di rimanere nel suo amore all’osservanza dei suoi comandamenti, offrendosi come esempio. Ma proprio questo ci consente d’interpretare correttamente la relazione tra condotta osservante ed esperienza del restare in lui: Gesù, infatti, ha compiuto la volontà del Padre suo solo per amore, come gesto d’amore del Figlio nei confronti del Padre. Questo è l’esempio da imitare, non un’osservanza qualsiasi, magari perfezionistica e puntigliosa. Tutto ciò è confermato dal seguito: ciò che sta a cuore a Gesù è la gioia dei suoi discepoli, non la loro condotta perfetta; che si sentano amici, non servi, così amici e confidenti che ha svelato loro il volto e il cuore del Padre. Volto e cuore di chi non vuole soldatini obbedienti, ma figli felici. Com’è bello credere in un Dio preoccupato della nostra gioia!
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