Mt 21,28-32

sì, no, forse

sì, no, forse

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò.
Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò.
Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?».
Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.
Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto.
Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli» (Mt 21,28-32)

Domenica XXVI del tempo ordinario, anno A – «Invochiamo la misericordia di Dio onnipotente perché ci renda capaci non solo di ascoltare la sua parola ma anche di praticarla. Egli faccia scendere su di noi l’abbondanza del suo Spirito perché distrugga in noi quello che deve essere distrutto e vivifichi quello che stima debba essere vivificato». Così pregava molti secoli fa Origene: un condensato di onestà di fronte a Dio. Ascoltare-Praticare. «Ascolta Israele:…» (Dt 6,4) il vero primo comandamento, o “comandamento zero” se vogliamo poi rispettare il numero delle “dieci parole” successive. Il primato dell’Ascolto che – se corretto – può davvero aprire all’azione successiva.

Può aprire. Ma “anche no”. La parabola di oggi ne è la dimostrazione. Tra il dire e il fare non c’è bisogno che ci sia un mare: ci si può annegare anche in una lacrima. E non basta neppure il richiamo evangelico: «Il vostro parlare sia “sì, sì”, “no, no”» (Mt 5,37). La prova è sempre la storia successiva.

Un saggio prete di città molti anni fa predicava:

«Gesù, nella parabola dei due figli, insiste sulle disposizioni personali. Chiamati dal padre, c’è chi risponde sì… e non fa; c’è chi risponde no e contesta… ma poi si ravvede. Solo il Cristo è stato coerente e il suo «sì» fu totale.  Noi tutti siamo incoerenti e bisognosi di revisione: diciamo “sì”, ma solo a parole, per pigrizia; “no”, ma temiamo la coscienza. Anche oggi c’è chi ha la struttura dell’ossequio e dell’obbedienza, ma poi smentisce con i fatti;  c’è chi contesta e disobbedisce, ma poi si ravvede e si impegna. E qui Gesù esprime uno dei più colossali paradossi: parole di fuoco e di tuono. In tono solenne, come un giuramento: «In verità vi dico, i pubblicani e le prostitute vi precederanno…». Gesù non canonizza il rubare e la prostituzione, lo strozzinaggio e l’ingiustizia; ma avverte e proclama la validità dei recuperi e l’incancrenirsi dell’ipocrisia di chi si crede giusto. (…) Noi giudichiamo sui fatti esteriori e sulle parole. Dio giudica il cuore. Ci sono sempre i modelli di ipocrisia, i cittadini al di sopra di ogni sospetto. Ma ci sono anche quelli che tacciono il bene che fanno; che operano in silenzio, che non si fanno osservare, che la gente non guarda: ma sono graditi a Dio. Nessuno, dunque, è emarginato da Dio. (…) Ma attenti! «Chi pecca con la pretesa del perdono pecca due volte» – diceva mia madre. Chi dice e non fa è simile a colui che costruisce sulla sabbia» [A. ANDRIGHETTI (a cura di), La gioia di credere. Dalle omelie di mons. Valentino Vecchi, Fondazione Valentino Vecchi, Mestre (VE) 1990].

Oggi sembra che si stia affermando una terza via che neppure era prevista da Gesù nella parabola: “forse…”. E in quel non decidersi – che di fatto è una decisione! – si naviga tristemente in acque insicure senza una meta trascinati dalle correnti della storia.

Ci riconosciamo, Signore, tuoi figli convocati dalla tua Parola e mandati nel mondo per testimoniare il vangelo. Eppure, umilmente, oggi ti chiediamo perdono perché tante volte ti abbiamo detto «sì» con le labbra e «no» con le opere. Oppure, «forse»…

Bibbia francescana ci rivela che questo capitolo 21 di Matteo è totalmente assente nelle Fonti Francescane. Ma con Francesco preghiamo sempre volentieri…

Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio
concedi a noi miseri di fare, per tua grazia, ciò che sappiamo che tu vuoi,
e di volere sempre ciò che ti piace,
affinché interiormente purificati,
interiormente illuminati
e accesi dal fuoco dello Spirito Santo,
possiamo seguire le orme del Figlio tuo,
il Signor nostro Gesù Cristo
e a te, o Altissimo, giungere con l’aiuto della tua sola grazia.
Tu che vivi e regni glorioso
nella Trinità perfetta
e nella semplice Unità,
Dio onnipotente
per tutti i secoli dei secoli.
Amen. (FF 233)

 

 

Avatar photo
ARTICOLO DI: Andrea Vaona

“fr. Andrea Vaona - francescano conventuale, contento di essere frate. Nato sul limitare della laguna veneta, vive in città con il cuore in montagna, ma volentieri trascina il cuore a valle per il servizio ministeriale-pastorale in Basilica del Santo a Padova e con l'OFS regionale del Veneto. Scrive (poco) e legge (molto). Quasi nativo-digitale, ha uno spazio web: frateandrea.blogspot.com per condividere qualche bit e idea.”

Ancora nessun commento.

Lascia un commento

Registrati
Esegui Login
Messaggero di Sant'Antonio