Mc 13,33-37

“Chi” più che “quando”

“Chi” più che “quando”

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!» (Mc 13,33-37)

1′ domenica del tempo di avvento – anno B – «È veramente giusto renderti grazie e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode, Padre onnipotente, principio e fine di tutte le cose. Tu ci hai nascosto il giorno e l’ora, in cui il Cristo tuo Figlio, Signore e giudice della storia, apparirà sulle nubi del cielo rivestito di potenza e splendore. In quel giorno tremendo e glorioso passerà il mondo presente e sorgeranno cieli nuovi e terra nuova. Ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, perché lo accogliamo nella fede e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno. Nell’attesa del suo ultimo avvento, insieme agli angeli e ai santi, cantiamo unanimi l’inno della tua gloria: Santo…». (Prefazio dell’Avvento I/A). Così prega nella liturgia eucaristica d’Avvento la Chiesa, offrendoci la chiave di lettura del messaggio oggi presentato nel Vangelo di Marco: la vigilanza è tempo di attesa operosa perché “ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, perché lo accogliamo nella fede e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno”. Viene… verrà: già… e non ancora.

A questo punto la domanda vera non è tanto “quando” ma “chi”. Il “quando” non ci è dato di conoscere: la preghiera che chiude la Bibbia, «Marana thà, vieni Signore Gesù» (Ap 22,20) risuona da circa 19 secoli e non si è ancora fatta “storia”. Potrebbe farlo mentre scrivo su questa tastiera…, non so. Ma il “chi” è la realtà che possiamo conoscere e offre qualità al “quando”. Se ciò che conosco lo conosco come temibile, oppure non lo conosco ed è ignoto, forse l’attesa sarà angosciosa. Angosciosa a tal punto che preferirò pensare ad altro… Se ciò che conosco è noto e amato, l’attesa sarà carica di emozione e preparativi per rendere l’incontro unico e espressione dell’affetto che lega chi attende e chi arriva: credo che gli esempi autobiografici in merito siano numerosi per ciascuno.

“Il giorno del Signore” viene all’improvviso, ma non è improvvisa né improvvisata la possibilità di incontrare il Signore. Per l’evangelista Marco l’insegnamento sopra citato che è stato dato ad alcuni discepoli ha valore per tutta la comunità dei cristiani, particolarmente il comando di vegliare sempre. La veglia continua non è il logorio dell’ansia che teme che tutto finisca improvvisamente, ma la veglia continua è l’attenzione operosa di essere disposti all’incontro ogni volta che si realizza: l’ultima volta non sarà l’unica e definitiva – allora – ma il compimento di una relazione.

San Francesco suggerisce un polisalmo da lui composto per il tempo di Avvento (Ufficio della Passione del Signore, Salmo XIV : FF 301) dove lo sguardo si pone su come il Signore si sia già manifestato e su come si manifesterà:

«Ti esalterò, Signore, Padre santissimo, / re del cielo e della terra, * / perché mi hai consolato.
Tu sei il Dio mio salvatore, * / vivrò con fiducia e non avrò timore.
Mia forza e mia lode è il Signore, * / egli è stato la mia salvezza.
La tua destra, Signore, si è manifestata con forza, / la tua destra, Signore, ha percosso il nemico, * / con grande potenza e gloria hai abbattuto i miei avversari.
Vedano i poveri e si rallegrino, * / cercate il Signore e avrà vita la vostra anima.
Lo lodino il cielo e la terra, * / il mare e quanto in essi si muove.
Poiché Dio salverà Sion, * / e saranno riedificate le città di Giuda.
Ed essi vi avranno dimora, * / ne faranno acquisto per eredità.
La possederà la stirpe dei suoi servi, * / quanti amano il suo nome abiteranno in essa.
Gloria al Padre… Come era nel principio…»

Sant’Antonio di Padova, frate minore, prega invece così:

«Fratelli carissimi, supplichiamo dunque Gesù Cristo che nel primo avvento si coprì per noi di cilicio, e che si contrassegnò con i segni della passione per intercedere per noi, affinché ci svegli dal sonno, ci faccia vegliare con lui, in modo da poter meritare nel suo ultimo avvento l’eredità dell’eterna salvezza. Ce lo conceda lui stesso, che è benedetto nei secoli. Amen» (Sermone I Domenica di avvento).

(illustrazione di Leonardo Vaona, 5 anni, con autorizzazione dei genitori)

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ARTICOLO DI: Andrea Vaona

“fr. Andrea Vaona - francescano conventuale, contento di essere frate. Nato sul limitare della laguna veneta, vive in città con il cuore in montagna, ma volentieri trascina il cuore a valle per il servizio ministeriale-pastorale in Basilica del Santo a Padova e con l'OFS regionale del Veneto. Scrive (poco) e legge (molto). Quasi nativo-digitale, ha uno spazio web: frateandrea.blogspot.com per condividere qualche bit e idea.”

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