O come… ombra!

O come… ombra!

Per chi vive in paesi assolati, come quelli del Mediterraneo o del Medio Oriente, un po’ di ombra è spesso se non proprio una questione di vita o di morte, sicuramente un’esigenza improcrastinabile. E allora ci rifugiamo sotto un albero, se ce ne sono nei dintorni, al fresco di un portico, oppure, se proprio dobbiamo uscire allo scoperto, ci calchiamo ben bene in testa un cappello a falde larghe o un colorato fazzolettone. In realtà, pare che persino il nostro ombrello sia stato inventato più per ripararci dal sole che dalla pioggia! Del resto il sole non nuoce solo alla salute del corpo, ma con la sua luce diffusa ci rende del tutto visibili a chiunque, anche ai nemici.
Non ci stupiamo, perciò, se uno dei più appropriati e onorevoli complimenti che il pio ebreo rivolge a Dio è appunto quello di essere “ombra”, e cioè difesa, protezione, freschezza: «ti ho nascosto sotto l’ombra della mia mano» (Is 51,16). Perciò il salmista può a più riprese pregarlo così: «all’ombra delle tue ali nascondimi» (Sal 17,8; secondo LegM 10,3: FF 1179, san Francesco pregava proprio questo versetto del Salmo per vincere gli assalti del demonio), «esulto di gioia all’ombra delle tue ali» (Sal 63,8; cf. Sal 61,5)! Talvolta la faccenda non è neanche tanto metaforica, ma del tutto concreta. Come capitò al profeta ricalcitrante, Giona, quando «il Signore Dio fece crescere una pianta di ricino al di sopra di Giona, per fare ombra sulla sua testa e liberarlo dal suo male» (Gn 4,6). Ricino che, il giorno dopo, seccò immantinente, con sommo fastidio per Giona, che a sue spese imparò ciò che un altro par lui, il profeta Osea, aveva già sperimentato. E cioè che se pur buona era l’ombra della quercia, dei pioppi e dei terebinti, accanto ai quali Israele si prostituiva ad altri dei (Os 4,13), giungerà infine l’ora di tornare a sedersi all’ombra di Dio (Os 14,8)! «Albero alto» che giunge fino al cielo (Dn 4,8-9), che dà «ombra piacevole e amena» (Ct 2,3; il testo italiano ha in realtà: «ombra desiderata») è Chiara per le sorelle (BolsC 31: FF 3294).
Senza contare che la Sacra Scrittura usa l’ombra anche come “prolungamento” della persona, un modo per indicarla senza troppo coinvolgerla. Ciò vale soprattutto se in ballo è Dio: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra», si sentirà rassicurare Maria dall’Angelo (Lc 1,35). Così una nube coprì Pietro, Giacomo e Giovanni sul Tabor alla Trasfigurazione (cf. Mc 4,32), mentre Pietro opera guarigioni anche solo con la sua ombra (At 5,15).
Allora, forse, anche l’ombra della morte farà meno paura: «Infatti anche se dovessi camminare in mezzo all’ombra di morte, non temerò alcun male, perché tu sei con me» (Sal 23,4). San Bonaventura mette in bocca a Francesco questa preghiera salmica mentre si avvia a incontrare il sultano a Damietta (LegM 9,7: FF 1172; il Salmo è citato naturalmente secondo il latino della Vulgata, «in valle umbrae mortis», che l’edizione CEI 2008 traduce piuttosto con «valle oscura»).
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/50)

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ARTICOLO DI: Fabio Scarsato

“Fra Fabio Scarsato – Originario di Brescia, frate minore conventuale, è appassionato di san Francesco e francescanesimo, che declina come stile di vita personale e come testimonianza agli altri. È passato attraverso esperienze caritativo-sociali con minori e giovani in difficoltà, esperienze parrocchiali e santuariali nella trentina Val di Non (Sanzeno e S. Romedio), di insegnamento della spiritualità francescana, condivisione di esercizi spirituali e ritiri, grest e campiscuola anche intereligiosi, esperienze di eremo e silenzio. Attualmente vive al Villaggio S. Antonio di Noventa Padovana, ed è direttore editoriale del Messaggero di S. Antonio, del Messaggero dei ragazzi e delle Edizioni Messaggero Padova.”

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