Senti che silenzio!

Senti che silenzio!

Il Capodanno, quest’anno, l’ho passato a San Giovanni di Spello. Insieme con altre famiglie di amici abbiamo deciso di trascorrere questo momento in un posto diverso dalle nostre case e dalle nostre abitudini.
Immersi nel verde del bosco alle pendici del Subasio e circondati dal silenzio materiale di quel luogo. Sì, proprio materiale: perché quel silenzio, come dire, lo potevi sentire quasi materializzarsi e diventare palpabile.
Non si dice forse: «Senti che silenzio!». Anzi, questo modo di dire mi fa ricordare qualcuno che si presenta giusto così. Lo senti, eccome se lo senti. Ti parla in silenzio, ti ascolta in silenzio, ti sa capire in silenzio, ti accompagna in silenzio. In silenzio ti parla. In silenzio ti accoglie come un padre misericordioso.
Il primo giorno dell’anno siamo stati invece a Santa Maria degli Angeli. C’era una mostra di presepi molto bella, allestita nel chiostro dov’era quasi magico camminare, tra opere artistiche che arrivavano da tutto il mondo, e allo stesso tempo, ammirare come nel Cristo bambino, anche se diverso per colore, aspetto, dimensione, età e fattura, ci sia sempre Lui. E proprio in Lui ho ritrovato un’unica immagine: quella dell’umanità. Fatta di diverse culture, colori, aspetti, ma sempre di umanità si tratta. Quei presepi, in fondo, erano il mondo. E tutti, con il loro silenzio, mi parlavano. Come parlavano le foto, sempre all’interno della mostra. Mi sono soffermato a guardarle. Dentro le case, dove vivevano quelle povere persone, ho notato che non c’erano porte tra una stanza e l’altra. Una dimora non aveva più di 2 o 3 vani. Forse c’era una tenda, sì: servirà a oscurare la stanza, mi son detto, mentre i bimbi, tutti rannicchiati lì dentro, dormono per il consueto riposino che detestano fare.
In questi giorni in cui si parla, si passa e si prega attraverso le porte che possiamo trovare in alcune chiese, chiamate “della misericordia”, mi viene in mente come, proprio nelle case di questa umile gente, anche tu ti puoi sentire, in fondo, abbracciato dalla misericordia. L’unica porta che hanno è quella d’entrata, quasi sempre aperta. E, una volta entrati, credo che ci aspettino braccia aperte all’accoglienza, accompagnate da un sorriso di speranza, che possiamo ricevere e, al tempo stesso, dare.
È quello che dovremmo trovare anche noi quando entriamo passando attraverso la Porta Santa.
Dio è li che ci attende per un abbraccio e un invito alla misericordia attraverso un “silenzioso” sorriso di speranza.
Vi chiederete, arrivati a questo punto: «Ma, in tutto questo, dove stava san Francesco, che di solito ti accompagna in queste bellissime esperienze?». Risposta: «C’era, c’era, eccome, ma stava in… silenzio».

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ARTICOLO DI: Fabio Gallo

“Sono nato nel 1966 e vivo a Camposampiero (PD), sposato con 2 figlie. Ho vissuto l'esperienza di seminario a Camposampiero frequentando la scuola media e alle superiori ho studiato grafica pubblicitaria. Attualmente, lavoro al Messaggero di sant'Antonio, come grafico nella rivista Messaggero dei Ragazzi da più di vent'anni. Attraverso questo lavoro ho potuto avvicinarmi oltre alla realtà dei giovani anche alla semplicità francescana.”

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