N come… nudo!

N come… nudo!

«Sono nudo» (Gen 3,10): secondo il linguaggio biblico, non c’è in questa espressione di Adamo, beccato nel folto del bosco assieme ad Eva, dopo il fattaccio del frutto proibito, nulla di malizioso o che abbia a che fare con le nostre pruderie da basso ventre. Nell’AT la nudità si riferisce solitamente alla perdita della dignità umana, o meglio alla consapevolezza tragica di essa (Gen 9,12; Is 20,4; Lam 1,8; 1Sam 19,24). Perché in realtà la nudità in quanto tale, stando almeno al racconto della creazione dell’uomo e della donna, indica intimità, dignità, sguardo puro: il mio e quello di Dio che mi guarda, e che non può che esclamare “che bello-buono” (Gen 1,31)! Consapevolezza della propria nudità è consapevolezza tragica del proprio limite esistenziale: «nudo uscii dal seno di mia madre e nudo vi ritornerò» (Gb 1,21). In tal senso, e peggiorando perciò la tragicità della Crocifissione, va letta anche la nudità di Cristo in croce: «I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti […]» (Gv 19,23). Significativamente, perciò, senza vestiti è anche l’indemoniato geraseno (Lc 8,27). E lo è pure Pietro, al lago di Tiberìade, dopo la resurrezione di Gesù, che quando vede il maestro a riva, si spoglia e si getta in acqua: per arrivare a lui con tutta la sua umanità?
Questo è Francesco d’Assisi che gioioso si spoglia davanti al vescovo e ai suoi concittadini (1Cel 15: FF 344), immaginiamo tutti alquanto esterrefatti.
La nudità è anche infamia, vergogna, essere esposti allo sguardo pornografico di tutti: «Ecco, io radunerò da ogni parte tutti i tuoi amanti con i quali sei stata compiacente […]; li radunerò contro di te e ti metterò completamente nuda davanti a loro perché essi ti vedano tutta» (Ez 16,37).
«Lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo», leggiamo nel Vangelo di un ragazzino misterioso durante i concitati momenti dell’arresto di Gesù (Mc 14,52): così al tempo di Francesco diventa anche risorsa, limite che diventa forza, immagine della lotta contro il male. Da farsi come i lottatori, nudi, per offrire minor presa all’avversario: «Ed eccolo ormai lanciarsi nudo contro il nemico nudo  […]!» (1Cel 15: FF 345). Esplicita immagine della povertà (SCom 11: FF 1969)! Anche in questo simili a Cristo: «Così, dunque, il servitore del Re altissimo fu lasciato nudo, perché seguisse il nudo Signore crocifisso, oggetto del suo amore» (LegM 2,4: FF 1043; «nudo rimase sul patibolo», dice Chiara: TestsC 45: FF 2841). Assurto anch’esso, il corpo nudo, a linguaggio appropriato e fedele testimonianza della fede nel Risorto. Come fu quella volta, Francesco e Ruffino, nella cattedrale di Assisi (Fior 30: FF 1864). E questo è lo stesso Francesco che si presenta all’incontro solenne con sorella morte altrettanto nudo (2Cel 214: FF 804).
Confidando solo nel Signore, che avrebbe sicuramente provveduto lui a rivestirci, contraccambiando tutte le volte che anche noi avremo rivestito un ignudo (Mt 25,36)!
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/19)

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ARTICOLO DI: Fabio Scarsato

“Fra Fabio Scarsato – Originario di Brescia, frate minore conventuale, è appassionato di san Francesco e francescanesimo, che declina come stile di vita personale e come testimonianza agli altri. È passato attraverso esperienze caritativo-sociali con minori e giovani in difficoltà, esperienze parrocchiali e santuariali nella trentina Val di Non (Sanzeno e S. Romedio), di insegnamento della spiritualità francescana, condivisione di esercizi spirituali e ritiri, grest e campiscuola anche intereligiosi, esperienze di eremo e silenzio. Attualmente vive al Villaggio S. Antonio di Noventa Padovana, ed è direttore editoriale del Messaggero di S. Antonio, del Messaggero dei ragazzi e delle Edizioni Messaggero Padova.”

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