Una storia di fede e di amicizia/1

Una storia di fede e di amicizia/1

Mi è molto cara la memoria di Santa Maria Maddalena cui ci stiamo avvicinando e, preparandomi a celebrarla, mi piace evocare accanto a lei “figure sorelle”, entrate in amicizia col Signore in una storia di misericordia e di ritrovata benedizione, di esperienza pasquale! Tra queste Margherita da Cortona, nata a Laviano, nei pressi di Perugia nel 1247. Di famiglia umile, molto presto orfana di madre, ancora adolescente e dotata di particolare bellezza, fugge a Montepulciano per andare a convivere con un ricco e potente signorotto a cui la tradizione attribuisce il nome di Arsenio. Da questa convivenza nasce un figlio (che morirà prematuramente, dopo la conversione della Santa), ma la felicità dura soltanto nove anni. Una sera, infatti, Arsenio viene tragicamente assassinato durante una battuta di caccia ed è la stessa Margherita a rinvenirne il cadavere. La giovane si trova dinanzi a un abisso: scacciata dai parenti di lui, fa ritorno alla casa paterna, ma ne viene ulteriormente respinta, per l’influenza negativa della matrigna. Disperata e sola, con un bambino ancora piccolo, immagino Margherita a raccogliere tutto il suo smarrimento, la sua rabbia. In questo frangente un varco si apre: la donna incontra, in maniera sorprendente, la misericordia del Signore che imprime alla sua esistenza una svolta significativa. Così dà voce a Gesù, nella Legenda da lui stesso redatta, il suo confessore fra Giunta Bevegnati  «[…] allora a me rivolgendoti e chiedendomi che a te fossi in luogo di maestro e insieme di padre, di sposo e Signore, umilmente deplorasti la tua spirituale non meno che corporale miseria». Margherita raggiunge Cortona: è l’anno 1272. L’unico suo bagaglio è l’ispirazione di porsi sotto l’obbedienza dei Frati Minori: un passo per liberarsi dai suoi demoni. Indossato l’abito del Terz’ordine, senza cessare d’essere, quale era stata con passione, una donna innamorata, vuole convertire l’amore. Un’esigenza profonda di verità anima le sue aspirazioni: verità che si accompagna all’umiltà, al riconoscimento di se stessi davanti al Signore e che provoca la fede e la devozione altrui. È una verità, questa, che rende infine liberi: non c’è nulla più da nascondere, soltanto da lasciar emergere l’opera misericordiosa di Dio. Narra il suo confessore: «con voce dal pianto e da singhiozzi interrotta: “Sorgete, o cortonesi, sorgete; sorgete, io dico, sorgete e senza perder tempo, discacciatemi con sassi dal vostro paese; perocché io sono quella peccatrice, che questo e quest’altro eccesso commisi contro Dio e contro il prossimo”. Così, risvegliando d’ogni intorno i vicini, descritta con un profluvio di lacrime la passata sua vita, fé sì che tutti per maraviglia e compassione, e insieme con pienissima edificazione, compunti sen rimanessero dentro le loro camere, rendendo con lacrime divote grazie al Signore». Tra i poveri Margherita riceve benedizione per le proprie povertà, privilegiando l’esercizio della compassione come opportunità di trovare l’amore nella Croce. Pur trascorrendo molto tempo immersa nella solitudine e nel nascondimento contemplativo e nella memoria della passione di Cristo, la Santa riesce a fondare un ospedale, gestito successivamente da una confraternita e dedicato a Santa Maria della Misericordia. L’impronta fortemente penitenziale della sua esperienza di fede individua nella scelta della povertà una manifestazione attiva e concreta: «non riserbava per sé cosa alcuna che fossele trasmessa, comunque necessaria al suo vivere; non risparmiando né tonaca, né mantello, né saccone da letto, né capezzale, né cintura, e neppure i segali con cui notava le Ore canoniche e le orazioni da recitarsi; ma tutte queste cose dispensava a’ poveri…e più volte rimase nuda nella sua cella, ora involta dentro una stuoia ed or coperta colla tonaca o col mantello di un’altra suora compagna». Tutto ciò ch’ella vive, crede, cerca e desidera confluisce in un’assidua preghiera: «oltre la recita prolissa delle ore canoniche e le mentali estasi che talvolta occupavano quasi tutta la notte e l’intiero giorno, nel qual tempo senza batter palpebra e come priva di sentimenti, era tenuta dalla mattina alla sera tra le braccia delle compagne». Donna di fragilità, di penitenza e di compassione, Margherita è, come Maria Maddalena, donna libera di riappropriarsi della propria identità, quella consegnatale dalla misericordia del Signore, che pacifica, perdona, custodisce la bellezza sanata e santa di ogni sua creatura, riaprendo a partire da Lui il cammino della vita.

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ARTICOLO DI: Marzia Ceschia

“Pace e bene! Sono Sr Marzia Ceschia, classe 1976, sono nata a San Daniele del Friuli (UD) e sono religiosa delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore. Ho conseguito la laurea in Lettere classiche presso l’Università degli Studi di Trieste e il baccalaureato in Teologia presso l’Istituto Teologico di Assisi. Di recente mi sono licenziata in Teologia Spirituale presso la Facoltà Teologica del Triveneto a Padova e attualmente sono dottoranda presso la medesima Facoltà. Sono impegnata nel servizio edcativo nella scuola secondaria di primo grado del mio Istituto, a Gemona del Friuli, nella pastorale giovanile e in vari servizi formativi e di insegnamento. Amo leggere, ricercare, ascoltare le esperienze altrui e mi appassiona tutto ciò che riguarda la spiritualità francescana e la mistica femminile.”

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