Q come… quattro!

Q come… quattro!

La filastrocca che canticchiavamo da bambini assegna al numero 4 i “quattro evangelisti”. E non c’è dubbio alcuno; nelle nostre Bibbie i Vangeli sono proprio in numero di 4: quello di Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Ognuno identificato da un simbolo, per aiutarci a memorizzarli, ma anche per dirne in sintesi le prerogative: a Matteo toccò l’uomo alato (angelo) perché il suo Vangelo inizia con l’elenco degli uomini antenati di Gesù; a Marco il leone perché il suo Vangelo comincia con la predicazione di Giovanni Battista nel deserto, dove c’erano anche bestie selvatiche; a Luca il bue, perché il suo Vangelo comincia con la visione di Zaccaria nel tempio, ove si sacrificavano animali come buoi e pecore; a Giovanni, infine, l’aquila, l’occhio che fissa il sole, perché il suo Vangelo si apre con la contemplazione di Gesù-Dio: «In principio era il Verbo…» (Gv 1,1). In questa tradizione sommandosi così le visioni del profeta Ezechiele, che è il primo a parlare di angelo, leone, bue e aquila (Ez 1,1-28; 10,14), e i quattro vegliardi che stanno accanto al trono dell’Agnello, di cui parla invece l’Apocalisse (Ap 4,8-10; 5,14).  Un po’ meno solennemente, quattro erano già i giorni trascorsi da quando Lazzaro era morto e sepolto (Gv 11,17), ed infatti mandava «già cattivo odore» (v. 39). E ben «quattro picchetti di quattro soldati ciascuno» vengono posti a guardia di Pietro in prigione (At 12,3-4)! «Quattro volte tanto» è anche la misura con la quale Zaccheo, nella gioia perché Gesù era entrato in casa sua, promette di risarcire generosamente eventuali suoi furti.
Ma, soprattutto, le quattro del pomeriggio sono l’ora esatta, ormai indimenticabile, dell’incontro tra Andrea e un altro discepolo senza nome, e dell’invito da parte di Gesù che venissero a vedere dove lui abitava (Gv 1,38-40).
C’è troppo Vangelo nel numero quattro, per pensare che non sia un caso se san Francesco muore proprio il giorno quattro. Anzi, più esattamente: «nell’anno dell’incarnazione 1226, il 3 ottobre, compiuti vent’anni da quando aveva aderito in modo perfettissimo a Cristo seguendo la vita e le orme degli apostoli» (2Cel 220a: FF 816). Ma, nel modo di computare le ore e i giorni a quel tempo, la sera è già parte del giorno successivo (LegM 15,7: FF 1251).
Ma il quattro torna anche nella missione dei frati: «Allora il beato Francesco radunò tutti insieme i frati, e dopo aver parlato loro a lungo del regno di Dio, del disprezzo del mondo, del rinnegamento della propria volontà, del dominio che si deve esercitare sul proprio corpo, li divise in quattro gruppi, di due ciascuno, e disse loro: “Andate, carissimi, a due a due per le varie parti del mondo e annunciate agli uomini la pace e la penitenza in remissione dei peccati”» (1Cel 29: FF 366).
Inviati ai quattro punti cardinali, come quattro, secondo la Bibbia, sono le scelte che il cuore dell’uomo deve fare: «bene e male, vita e morte» (Sir 37,18).

(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/10)

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ARTICOLO DI: Fabio Scarsato

“Fra Fabio Scarsato – Originario di Brescia, frate minore conventuale, è appassionato di san Francesco e francescanesimo, che declina come stile di vita personale e come testimonianza agli altri. È passato attraverso esperienze caritativo-sociali con minori e giovani in difficoltà, esperienze parrocchiali e santuariali nella trentina Val di Non (Sanzeno e S. Romedio), di insegnamento della spiritualità francescana, condivisione di esercizi spirituali e ritiri, grest e campiscuola anche intereligiosi, esperienze di eremo e silenzio. Attualmente vive al Villaggio S. Antonio di Noventa Padovana, ed è direttore editoriale del Messaggero di S. Antonio, del Messaggero dei ragazzi e delle Edizioni Messaggero Padova.”

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