Inopinata libertà (Lc 21, 20-28)

Assedio, distruzione, morte. La fine di Gerusalemme, nel 70. Rasa e resa suolo calpestabile dai pagani. Sembrava un capitolo tombalmente chiuso, sostituita ex novo con una città dal nome tutto esotico di Elia Capitolina. Tutti gli Ebrei forzati alla diaspora.

Gesù invita i suoi a non spaventarsi di fronte a eventi devastati di tale portata. Nemmeno di fronte a eventi cosmici ancora più paurosi. Proprio allora, nel vortice di quei momenti più tragici e bui, Gesù viene con tutta la sua gloria. Anzi, proprio allora è tempo per noi di alzare la testa, di levarsi in piedi perché la liberazione è – inopinatamente – vicina.

Già, tutto si sfalda e lì, attraverso quei crolli distruttivi, Gesù libera. Ci rimette in viaggio per incontrare, all’inizio nostro malgrado, altri popoli, altre possibilità.

La nostra identità non è una città, per quanto insostituibile, ma l’agire liberante di Dio che continua a crearci opportunità nuove a dispetto di ogni condizione nefasta.

Cosa aspetti ad alzarti?

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ARTICOLO DI: Paolo Floretta

“Fra Paolo Floretta è francescano conventuale. Laureato in filosofia e psicologia, è specializzato in psicoterapia. Ha lavorato al Messaggero di sant’Antonio, seguendo per alcuni anni lo sviluppo del web e il suo uso in chiave pastorle. Ha insegnato presso la Facoltà Teologica del Triveneto e si occupa di formazione e accompagnamento psicoterapeutico. Sta concludendo la specializzazione in teologia spirituale. Con don Marco Sanavio ha pubblicato Webpastore.it (EMP 2010).”

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