Lunedì XVII Settimana del Tempo ordinario
Es 32,15-24.30-34 Sal 106 Mt 13, 31-35
“In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto“ (Gv 12,24)
Mosè si attardava sul monte e il Signore non dava segni immediati della sua presenza. Così il popolo d’Israele si costruisce un idolo d’oro.
Nel vangelo, poi, le immagini scelte da Gesù per descrivere il regno dei cieli ci dicono che questo si rivela a coloro che hanno la pazienza di attenderlo, l’umiltà di contemplarlo nei piccoli segni quotidiani. Il seme porta frutto quando si “perde” nella terra, dimentico di sé. Il regno è presente nei gesti umili, negli elementi nascosti, come il lievito. Questo, nella cultura del tempo, evocava un’idea non proprio positiva, qualcosa di vecchio che andava eliminato, contrapposto alla pasta nuova (cfr. 1Cor 5,7). Nelle parole di Gesù, invece, esprime tutta la sua forza quando si perde, nascosto nella farina. Il risultato è qualcosa di molto più grande dell’elemento originario, un dono a disposizione di tutti, che può nutrire la fame di molti. Torna alla mente il detto di Gesù: «c’è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20,35). Ecco il segreto della vita vissuta in pienezza, della gioia del cielo da gustare fin da subito: donare e donarsi fino alla fine.
Dalla Lettera a tutto l’Ordine [FF 221]
Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, e aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché tutti e per intero vi accolga Colui che tutto a voi si offre.
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