La notte del portiere (Mc 13, 33-37 – Prima domenica di Avvento)
«Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!». Nell’andarsene il padrone di casa assegna un compito a tutti. Anche al portiere, al quale ordina in modo esplicito di stare sveglio, di vegliare. Il padrone vuole trovare tutti svegli, non persi e dispersi nel sonno di una notte buia e vaga.
L’attenzione di Gesù nei nostri confronti è costante. Vuole incontrarci. Se non siamo svegli e pronti, chi incontra? Solo persone paciosamente addormentate, impossibilitate dal sonno ad accoglierlo. Che si perdono – letteralmente – il kairòs, il momento opportuno dell’incontro con Dio quando viene per creare qualcosa di nuovo. L’occasione giusta, il goal da segnare per fare partita. Nessuno può sapere quando sarà il kairòs. E’ imprevedibile, come tutte le occasioni goal. Le partite in notturna hanno sempre qualche difficoltà in più.
Il tempo del cuore è la notte. Perché nelle grandi notti della storia del mondo Dio è intervenuto per creare, allearsi con l’uomo, liberare dalla schiavitù, far risorgere.
La notte è scandita in quattro parti: la sera, mezzanotte, il canto del gallo, l’alba. La notte non è mai tutta uguale. In qualche ora è più difficile vigilare; il sonno assedia. In qualche altra il sonno è interrotto da eventi esterni, dal gallo di turno. Finalmente l’alba e il suo fascino sorgivo, la speranza del nuovo giorno.
Attendere, vegliare in modo tranquillo, senz’ansia. Sostare accanto alla porta del proprio cuore, sapendo che il kairòs creativo sta arrivando. Per te.
In quale momento della notte sei?
Ph. © Roberto Dotti 2004 (dal progetto Homo viator, EMP, 2004)
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