Giovedì XXXII Settimana del Tempo ordinario
Sap 7,22-8,1 Sal 118 Lc 17,20-25 “Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio” (Lc 11,20)
Questo brano è detto “piccola apocalisse lucana”. Infatti Luca concentra qui i temi delle cose ultime. Il giudaismo, nel tempo di Gesù, era in attesa dell’instaurarsi definitivo del potere di Dio sulla terra. L’errore era presumere di sapere il tempo e lo spazio dove questo sarebbe avvenuto. Gesù però non si sottrae alla domanda, ma risponde cercando di spostare l’accento. Invita ad aprirsi ad un’idea nuova, diversa di “regno”, una realtà che non viene facendo rumore. Soprattutto esorta a saper raccogliere i piccoli, silenziosi segni che lo annunciano. I farisei erano molto attenti ai gesti e atteggiamenti di Gesù, lo osservavano con molta attenzione (6,7; 14,1). Ma, siccome l’intenzione era piuttosto coglierlo in fallo, e il loro sguardo ostile e pieno di sospetto, non riescono a percepire, dentro la loro esperienza, i segni della presenza del regno. Invece uno sguardo puro e inoffensivo, dice la Sapienza, è anche capace di profonda intelligenza.
Dalle Ammonizioni [FF 161] A questo segno si può riconoscere il servo di Dio, se ha lo spirito del Signore: se, quando il Signore compie, per mezzo di lui, qualcosa di buono, la sua “carne” non se ne inorgoglisce – poiché la “carne” è sempre contraria ad ogni bene – ma piuttosto si ritiene ancora più vile ai propri occhi e si stima più piccolo di tutti gli altri uomini.
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