Lunedì XXX Settimana del Tempo Ordinario
Rm 8,12-17 Sal 67 Lc 13,10-17
“Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita” (Sal 139,23-24)
Gesù vede una donna curva e senza che intercorra del tempo, la guarisce. La donna non lo ha pregato, non lo ha toccato, piegata com’era forse non avrà neanche potuto incrociare i suoi occhi… solo ha accolto la misericordia sovrabbondante del Figlio di Dio che le ha detto “Donna, sei liberata dalla tua malattia”. Ma questa liberazione, questa bontà gratuita, non è ben vista da tutti. C’è infatti un altro modo di essere curvi, “incapaci di guardare in alto”: quando si presume di essere giusti e si misurano le cose secondo i propri interessi. Segno che ci si sta “ammalando” di ipocrisia è l’essere progressivamente meno sensibili all’altro, fino a divenire incapaci di gioire per il suo bene.
Dalle Ammonizioni [FF 177]
Dove è carità e sapienza, ivi non è timore né ignoranza.
Dove è pazienza e umiltà, ivi non è ira né turbamento.
Dove è povertà con letizia, ivi non è cupidigia né avarizia […].
Dove è misericordia e discrezione, ivi non è superfluità né durezza.
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