Sabato XXIX Settimana del Tempo ordinario
Rm 8,1-11 Sal 23 Lc 13,1-9
“Più che le sentinelle l’aurora, Israele attenda il Signore, perché con il Signore è la misericordia e grande è con lui la redenzione” (Sal 130,7)
Gesù ci parla oggi di due fatti drammatici, e desidera far capire alla folla che lo ascolta che la sofferenza dell’uomo non è mai una punizione di Dio. Questa convinzione era molto profonda nella mentalità, soprattutto quando si verificavano casi di morte improvvisa. Ecco perché l’invito di Gesù alla conversione è così accorato. Infatti l’incontro autentico con il volto di Dio Padre fa nascere un cambiamento di mentalità anche sui fatti della vita. A questo proposito, nella parabola del fico sterile emerge in modo sorprendente l’infinita misericordia di Dio, che è giustizia, verità e soprattutto pazienza. Per un agricoltore è ovvio e normale disfarsi dopo tre anni di una pianta che non dà frutto. Così come è forse strano rassodare il terreno intorno ad un albero di fichi e mettervi del concime. L’insistenza, la tenacia, la pazienza del vignaiolo ci danno la misura – insolita – della bontà del Padre. Il Figlio Gesù certamente ci invita ad accostarci alla dolcezza della sua misericordia. Ma anche a fare presto, considerando che ci è dato in dono un tempo per scegliere e decidere.
Dal Testamento di Santa Chiara [FF 2823] Tra gli altri benefici, che ricevemmo e ogni giorno riceviamo dal nostro Donatore, il Padre delle misericordie, per i quali dobbiamo maggiormente rendere grazie allo stesso glorioso Padre, c’è la nostra vocazione: e quanto più è grande e perfetta tanto più a lui siamo obbligate. Perciò l’apostolo dice: «Conosci la tua vocazione».
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