Venerdì XXIX Settimana del Tempo ordinario
Rm 7,18-25 Sal 118 Lc 12,54-59
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli» (Lc 10,21)
Oggi il vangelo fa luce sul kairós, il “tempo opportuno” fissato da Dio, in cui suo Figlio Gesù è venuto tra gli uomini. Questa sua presenza nella carne opera una divisione, richiede una lotta personale, una decisione ferma. Il discorso di Gesù è quasi ironico, ma anche severo. Dice ai suoi ascoltatori di essere molto abili e sicuri di sé nell’osservare il cielo, solleciti nel prevedere i cambiamenti meteorologici. Vedendo dei segni – le nuvole da ponente, il vento da mezzogiorno – sono prontissimi e subito dicono… Si percepisce una sicurezza, forse un compiacimento delle proprie conoscenze e capacità. Gesù si rammarica molto che questa stessa prontezza non sia applicata a cogliere il segno più grande, la sua presenza nel mondo. Ci esorta dunque a capire la preziosità del nostro kairós, ed avvicinarci alla sua persona con fiducia e amore, con una adesione intelligente e sollecita.
Dal Libro delle tribolazioni di Angelo Clareno [FF 2199/5] Sotto frate Giovanni da Parma, uomo solare, si rallegravano tutti e godevano. Confortava i mesti, correggeva gli esagitati, accoglieva i malati, rinvigoriva i deboli, educava familiarmente e con affabilità i semplici, i tentati li rendeva nemici dei vizi e amanti delle virtù, con l’esempio della vita e la forza della parola spronava i dotti ad avere e possedere la virtù dell’umiltà e della carità e attirava tutti, con l’efficacia del suo modo di agire, all’osservanza della povertà promessa, alla sobrietà e alla continenza. Possedeva il dono del discernimento degli spiriti, conosceva la portata delle crisi di ognuno, vi adibiva il rimedio delle parole, e guariva le ferite dei vizi.
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