Martedì XXII Settimana del Tempo ordinario
1Ts 5,1-6.9-11 Sal 26 Lc 4,31-37
“Allora Gesù con la potenza dello Spirito ritornò in Galilea e la sua fama si diffuse per tutta la regione” (Lc 4,14)
Sembra assurdo che qualcuno possa dire a Gesù: “…sei venuto a rovinarci”, lui che è il Salvatore. Eppure, l’avversario con la sua astuzia, a volte, rende diffidente e riluttante il cuore umano verso il bene. Spesso senza accorgersi, si è tentati di prendere le distanze da Dio, confondendo il bene con il male. Ma Gesù si fa vicino, pazientemente insiste con una parola che ha autorità. Non si tratta di un potere “magico”, ma di un’autorevolezza radicata nella “potenza dello Spirito”. Per questo è credibile, certa: possiamo fidarci che, ciò che ai nostri occhi può sembrare una “rovina”, è invece dono di amore, passaggio di crescita, liberazione da una schiavitù. Gesù dice: “taci ed esci!”. A chi lo dice? A tutto ciò che nel cuore dell’uomo è tornaconto e ipocrisia, distanza e giudizio. La sua parola, se permettiamo di essere in noi autorevole, illumina e libera. E quando la sua parola in noi è autorevole, l’avversario lascia la nostra casa senza farci alcun male.
Dalla Vita seconda di Tommaso da Celano [FF 601]
Venuto il mattino, entrano in una chiesa e aprono il libro del Vangelo, disposti ad attuare il primo consiglio che si offra loro. Aprono il libro, e il suo consiglio Cristo lo manifesta con queste parole: (…) Chi vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso. Senza indugio Bernardo eseguì tutto e non tralasciò neppure un iota. Molti altri, in breve tempo, si liberarono dalle mordacissime cure del mondo e, sotto la guida di Francesco, ritornarono all’infinito bene nella patria vera.
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