Mercoledì I Settimana di Avvento
Is 25,6-10a Sal 22 Mt 15,29-37 San Francesco Saverio, sacerdote, memoria
“Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame” (Gv 6,35)
Quello che ascoltiamo oggi è il secondo racconto della moltiplicazione dei pani di Matteo. Una caratteristica del suo vangelo è infatti quella di riportare più volte degli episodi o dei discorsi, per sottolinearne l’importanza e sollecitarne la memoria. In questo secondo racconto è usato, in modo particolare, un linguaggio eucaristico: si sottolinea la necessità di nutrirsi, per non venir meno lungo il cammino (cfr 32). E poi i gesti evocativi del prendere, rendere grazie, spezzare, dare: Gesù si manifesta come l’Emmanuele, il Dio-con-noi che si mette nelle nostre mani e si lascia “mangiare” come un pane. Nell’offrirsi a noi come forza e nutrimento, Gesù sta anche dicendo che gli atti importanti non possono esaurirsi in una sola volta. Come è necessario nutrire il corpo ogni giorno per poter vivere, così il nutrimento spirituale ha bisogno di ripetersi e ripetersi… per prendere in noi dimora ed essere accolto con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente (22,37). Pochi versetti dopo, nel discorso sul “lievito dei farisei”, emerge tutta l’incostanza e la fragilità dei discepoli, che “discutono”, “non comprendono” … Infatti, hanno “dimenticato di prendere il pane” (16,5).
Dalla Vita seconda di Tommaso da Celano [FF 808] Francesco si fece portare del pane, lo benedisse, lo spezzò e ne diede da mangiare un pezzetto a ciascuno […] Si ricordava in quel momento della santissima cena che il Signore aveva celebrato con i suoi discepoli per l’ultima volta, e fece tutto questo appunto a veneranda memoria di quella cena e per mostrare quanta tenerezza di amore portasse ai frati.
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